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Cronaca
Allerta

Peste suina africana: primo caso in Piemonte con il virus trovato nella carcassa di un cinghiale

La conferma è arrivata dall’Istituto Zooprofilattico e la Regione ha attivato le procedure di emergenza per impedire il diffondersi di questo virus letale e altamente contagioso per i suini

Il ritrovamento di un cinghiale morto nel territorio di Ovada infettato dalla peste suina africana ha fatto scattare le procedure di emergenza per impedire che la temibilissima malattia possa estendersi e colpire gli allevamenti dei suini.

«Sono in corso le riunioni con i Servizi veterinari territorialmente competenti, le Autorità di gestione forestale e con i Settori ambientali e faunistico venatori – ha dichiarato l’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi –  Come previsto dal Piano nazionale per le emergenze di tipo epidemico, è stato avviato l’insediamento delle Unità di crisi a livello locale, regionale e nazionale per l’adempimento delle azioni previste dal manuale operativo e dalle norme specifiche in materia. Nelle prossime ore verranno definite la “zona infetta” e la “zona di sorveglianza”, con le relative prescrizioni. Stiamo agendo con la massima tempestività, l’immediata e coordinata attuazione delle misure di controllo nei suidi selvatici risulta fondamentale nel tentativo di confinare ed eradicare il più possibile la malattia».

La conferma della presenza della peste suina africana in Piemonte è arrivata dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche, centro di referenza nazionale per le pesti suine.

La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia infettiva altamente contagiosa, tipicamente emorragica, causata da un virus appartenente al genere Asfivirus che colpisce solo i suidi domestici e selvatici causando un’elevata mortalità.

Un virus molto stabile, resistente a temperature anche basse (addirittura resiste per anni nella carne congelata) e persiste anche diverse settimane nelle carcasse di animali infetti abbandonati sul territorio. Per debellarla ci vuole la cottura della carne o specifici disinfettanti per gli ambienti di allevamento.

Nei mesi scorsi lo “spettro” della peste suina africana è stato più volte affacciato dai comitati di agricoltori (e non solo) che protestano contro la proliferazione dei cinghiali nelle nostre campagne. Oltre ai danni ai raccolti, alla devastazione degli habitat di biodiversità, ai rischi per la circolazione stradale, era sempre anche paventato l’aumento del rischio di introduzione, anche nella nostra regione, di questo virus che non era stato registrato fino al ritrovamento della carcassa di cinghiale nell’Alessandrino.

(Immagini di repertorio)

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