Il processo in Corte d’Assise d’Appello a carico dell’operaio di Piovà Massaia è terminato poco fa con una condanna: 6 anni e 7 mesi.
Una sentenza che ha completamente ribaltato quella dettata in primo grado dal gup di Asti il quale non aveva creduto alla confessione dell’uomo e lo aveva mandato assolto.
Una sentenza contro la quale aveva fatto ricorso la Procura e che oggi il legale di Gianni Ghiotti, l’avvocato Marco Dapino, ha difeso fino all’ultimo.
In aula era presente anche l’imputato, come chiesto specificamente dalla Corte che si era già riunita la scorsa settimana. Ha fatto dichiarazioni spontanee in cui ha ribadito di aver soffocato la madre sottolineando anche in che condizioni di disperazione era maturata questa decisione. La donna, infatti, era molto sofferente per una gravissima forma di osteoporosi che da anni la esponeva a continue e dolorosissime fratture e a lunghi ricoveri in ospedale.
Il presidente della Corte e i giudici popolari gli hanno creduto. Hanno creduto alla sua confessione e hanno creduto ai motivi che lo hanno portato a porre fine alla vita della madre. Da qui l’applicazione di tutte le attenuanti possibili e la quantificazione della pena al minimo.
<Certamente abbiamo sperato fino all’ultimo nella conferma dell’assoluzione di primo grado – ha commentato l’avvocato Dapino alla lettura della sentenza – ma abbiamo anche apprezzato l’applicazione del minimo della pena consentita, segno che i giudici hanno compreso il contesto in cui è maturato il gesto. Attendiamo le motivazioni per definire il ragionamento della Corte>.
Alla lettura della sentenza Ghiotti era ancora in aula e ha accolto la condanna con grande calma.