Ci hanno messo un po’ di giorni ma alla fine sono arrivati a trovare l’uomo che nessun altro era riuscito a trovare e che faceva di tutto per nascondersi sapendo di essere ricercato.
Utilizzando moderni sistemi di intercettazioni ma affiancando anche vecchi metodi di investigazione “su strada” e per confidenze, gli uomini della prima sezione della Squadra Mobile hanno scovato ed arrestato Riccardo Mazzone, 43 anni, condannato in via definitiva a 7 anni e 9 mesi oltre ad una multa di oltre 6 mila euro.
La storia di Mazzone ha scalato le cronache nazionali grazie ad un servizio della nota trasmissione Le Iene che aveva raccolto alcune delle denunce degli oltre 300 clienti truffati dal suo sito e-commerce.
I reati si sono consumati quasi tutti nel 2011 quando Mazzone aveva aperto una sua società, la Pancreas srl, che operava nella vendita tramite e-commerce, quindi in via elettronica, di dispositivi elettronici, in particolare televisori e sofisticate macchine fotografiche digitali oltre ai loro accessori.
Sulla vetrina virtuale della Pancreas, Mazzone era abbastanza accorto da proporre gli articoli a prezzi ribassati rispetto alla concorrenza ma non al punto da far insospettire i clienti con offerte esageratamente scontate.
I primi clienti hanno effettivamente ricevuto gli articoli ma da un certo punto in là Mazzone intascava i soldi e non spediva nulla.
E lo ha fatto per centinaia di volte con un conto finale di incassi non corrisposti a spedizioni di circa 650 mila euro.
I clienti lo cercavano via mail e via telefono ma lui non rispondeva o, al massimo, raccontava che il rimborso sarebbe avvenuto a sorteggio.
Di qui le prime denunce, sia quelle formalizzate dalle forze dell’ordine che quelle fatte in modo eclatante sui social e in tv come alle Iene e la class action che è stata seguita da vicino dall’associazione di consumatori Adoc Piemonte. Ancora oggi è attiva una pagina Facebook con un titolo molto evocativo: “Pancreas Commerce – I consumatori incazzati”.
Fino ai processi che si sono celebrati in Tribunale a Torino e alla condanna definitiva notificata dalla Squadra Mobile di Asti ieri a Mazzone rintracciato a Torino, in zona Vanchiglietta, dove viveva con la sua compagna, come ha riferito il dirigente dottor Federico Mastorci.
Per un certo periodo, fra i suoi tanti domicili di forma, aveva dato anche quello di Montiglio, in provincia di Asti, anche se in paese non si faceva vedere da molti anni.
Quando gli hanno chiesto il motivo di tale maxi truffa, lui aveva raccontato che era sua intenzione fare il regista e quei soldi servivano per realizzare il suo film.
Le denunce delle vittime della truffa arrivano da tutta Italia anche se, mentre era già in corso il processo per le vendite fittizie della Pancreas, era finito di nuovo sui giornali per un altro “flop”, quando era stato tra i promoter di “Quartierissimo”, iniziativa artistica e culturale che aveva coinvolto decine di commercianti torinesi fra via Pietro Micca e via Garibaldi che avevano pagato una quota a fronte di eventi nei loro negozi e nei loro locali. Che, manco a dirlo, non si sono tenuti.