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Cronaca

Processo alle maestre, in aula
i racconti dei genitori dei bimbi

E’ cominciata ieri in tribunale la sfilata di genitori di bambini che hanno frequentato l’asilo nido e la materna “Regina Chiappello” di Pratomorone di Tigliole negli anni 2012 e 2013 per

E’ cominciata ieri in tribunale la sfilata di genitori di bambini che hanno frequentato l’asilo nido e la materna “Regina Chiappello” di Pratomorone di Tigliole negli anni 2012 e 2013 per riferire ai giudici le confidenze raccolte dai loro figli. Confidenze e racconti pesanti, che erano sfociati in otto querele presentate alla fine del 2013 e che hanno portato a processo due ex maestre di quella scuola: Beatrice Massano e Monica Sovena. Le due ex maestre erano presenti in aula, accanto al loro difensore, l’avvocato Morra dello studio Mirate: attente ad ogni testimonianza, pronte a contestualizzare le dichiarazioni e perfezionare le domande di controesame. Soprattutto la signora Massano, che all’epoca dei fatti contestati svolgeva la funzione di direttrice, ha passato tutta l’udienza a prendere appunti su un block notes sul quale scriveva poi le sue precisazioni e la sua versione dei fatti ad ogni singolo episodio e condivideva con il suo difensore. Sulla sedia dei testimoni si sono alternati cinque genitori e quattro di loro hanno fatto racconti su come sono arrivati a sporgere denuncia. In tutti i casi, il primo campanello d’allarme è stato un cambio di comportamento dei loro figli.

Chi ha parlato di una forte aggressività nei confronti di giocattoli, fratellini e genitori mai vista prima, chi ha registrato importanti disturbi del sonno e incupimenti non propri di bambini in tenerissima età mentre una madre ha parlato anche di un tic con la testa che il figlio aveva quando parlava dell’asilo, insieme ad una forte agitazione. E tutti i bambini non andavano volentieri a scuola, cercavano ogni scusa per stare a casa e non parlavano volentieri di quello che vi accadeva. Di qui la voglia dei genitori di chiarire l’origine di questi comportamenti anomali e, poco per volta, hanno riferito di episodi che i bambini rivelavano, anche attraverso la simulazione di giochi di ruolo. Lungo l’elenco fatto, di volta in volta, dai vari genitori-testimoni: si passa da un insieme di strattoni, spintoni, tirate di capelli e orecchie, schiaffi anche in pieno viso, a piccoli trascinati a forza in castigo o calci alle sedie per farli stare composti a tavola.

Il momento del pasto, sempre secondo le testimonianze, ha registrato lamentele di ogni genere: l’inflessibilità delle maestre imputate (soprattutto della signora Massano) per il cibo nel piatto che doveva essere completamente consumato, portava a bambini che venivano lasciati in sala mensa o addirittura in cucina con il piatto da finire mentre gli altri tornavano nel salone oppure, in casi più estremi, sono stati riportati racconti di imboccature a forza e di bambini che, a seguito di ciò, poi rimettevano il cibo. A conferma di questo ultimo episodio la testimonianza di una madre che ha raccontato di aver più volte trovato il grembiulino della figlia sporco di cibo rimesso. E poi il momento della nanna. Anche in questo caso i genitori hanno riferito che ai loro figli veniva ordinato, senza troppa dolcezza, di dormire e chi non lo avesse fatto, sarebbe stato messo in castigo. Poca delicatezza anche nei risvegli che erano fatti sfilando il cuscino e la coperta dai piccoli che si fossero attardati nello scendere dalla brandina.

Con l’uso frequente di un fischietto, da parte della maestra Massano, anche molto vicino alle orecchie dei bambini per farsi obbedire. I castighi sono un altro punto dolente nei racconti di madri e padri sfilati in aula. Tutti hanno riferito di una “stanza del buio” al piano superiore della struttura dove i bambini venivano rinchiusi in alternativa al loro isolamento nel giardino, in ogni stagione, senza sorveglianza e senza adeguati indumenti. Il quinto genitore sentito giovedì, invece, ha riferito di un infortunio occorso a suo figlio: durante una caduta mentre giocava con altri compagni si era procurato un taglio al mento. La denuncia è partita perché dalla scuola i genitori sono stati avvisati dell’incidente solo nel pomeriggio, mentre da una ricostruzione a posteriore risulta capitato nell’ora di pranzo, dunque circa tre ore prima.

La difesa delle due maestre ha sempre respinto con forza l’accusa di abuso di mezzi di correzione, sostenendo invece un rapporto con i bambini improntato alla correttezza e alla loro educazione, convinte di poterlo dimostrare in aula, nel merito. Fra le deposizioni più attese vi è quella di una maestra che fu una loro collega. Una delle madri che si è costituita parte civile, ha raccontato di aver raccolto il pianto del figlio perché la maestra gli aveva strappato un disegno dicendo che non era ben fatto. Ha postato la cosa su Fb chiedendo se secondo altri genitori era normale questo comportamento e, per risposta, era stata contattata proprio da un’altra maestra della stessa scuola che aveva chiesto di parlarle. Si erano date appuntamento telefonico e la madre aveva registrato la conversazione che è stata trascritta agli atti.

Per questo la sua deposizione è molto importante, perché mentre i genitori hanno riferito per buona parte di cose raccontate da bambini fra i 3 e i 5 anni, la collega maestra era invece presente nella scuola ogni giorno e lavorava a contatto con le due imputate. Il giudice Carena ha disposto un rinvio al 31 marzo per sentire il consulente del pm Nicola in tema di psichiatria infantile in vista dell’incarico di una perizia che decida quali dei bambini ha, per età e maturità, capacità di deporre per riproporre i ricordi in audizione protetta. Perizia alla quale non si sono opposti i tanti legali di parte civile: Lamatina, Masoero, Preti, Rosso e Galvagno.

Daniela Peira

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