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Cronaca

Processo Barbarossa: di cosa erano accusati gli imputati

Le imputazioni hanno dato vita a due anni di processo e a 25 udienze

Un anno fa le condanne in abbreviato

Il processo che è arrivato a conclusione poco fa è parallelo a quello che si è concluso ad ottobre del 2019 a Torino per gli imputati che avevano  scelto il rito abbreviato per ottenere uno sconto di pena. Nella piramide del comando   che i carabinieri di Asti hanno ricostruito in due anni di complesse indagini, fra gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato vi erano i “capi” della locale astigiana, quelli che decidevano e gestivano l’attività di recupero illegale di crediti, di spaccio di stupefacenti, di traffico di armi, di estorsioni, di minacce insieme a quelle di “ordinaria amministrazione” come il regolamento di conti interni, le collette per i detenuti, le designazioni delle nuove affiliazioni.

Due di loro, Salvatore e Michele Stambè, non hanno mai fatto mistero di questa loro attività e hanno ammesso i loro addebiti anche durante le rispettive testimonianze rese davanti al tribunale di Asti nel processo che ha riguardato i 9 imputati considerati “minori” rispetto al gruppo dirigente della locale.

Nel processo di Asti sono rimasti gli imprenditori accusati di essersi affidati agli Stambè per il recupero di crediti che non riuscivano a riscuotere con le normali vie legali: Fabio Biglino, Alberto Ughetto, Mauro Giacosa. E lo avrebbero fatto, per l’accusa, perché sapevano esattamente i metodi intimidatori usati da questi “esattori” illegali.

Sempre ad Asti è stato processato Pier Paolo Gherlone, noto commercialista locale con la passione per la politica e il calcio: è coinvolto nel filone di indagine sulla cessione dell’Asti Calcio alla famiglia Catarisano i cui esponenti sono stati tutti condannati in abbreviato. Era accusato anche di essersi prestato ad assumere Rocco Zangrà, ritenuto il referente della ‘ndrangheta di Alba e della locale di Asti.

Ancora ambientato nel mondo del calcio ma questa volta costigliolese, il coinvolgimento nell’inchiesta di Sandro Caruso anche se le accuse a suo carico erano quelle della rapina ad un anziano (per il quale lo stesso pm ha chiesto l’assoluzione) e per il concorso nell’estorsione nei confronti di un ladruncolo che aveva rubato degli attrezzi agricolo ad un anziano, amico di Caruso.

Accuse pesantissime quelle a carico di Franco Marino, considerato il braccio destro di Zangrà, il suo guardaspalle. Lui è stato tirato in ballo da uno dei due pentiti che sono stati sentiti nel corso di una delle udienze che questa estate si tennero nell’aula bunker del carcere delle Vallette a Torino. Ma lui aveva sempre sostenuto un errore di persona.

Angelo Stambè, fratello di Michele e Salvatore, è considerato a pieno un appartenente alla locale e, insieme ad altre accuse, è ritenuto il mandante di una spedizione punitiva nei confronti di alcuni ex compagni di detenzione nel quartiere Praia ed è considerato colui che si occupava di acquisire disponibilità di armi da trasportare in Calabria.

A Luigi Catarisano è contestato un trasporto ingente di sostanza stupefacente dalla Liguria e sempre nell’ambito di traffico di stupefacenti si colloca l’accusa a Fabio Macario che si è recato in Calabria a ritirare un quantitativo di cocaina da portare nell’Astigiano.

d.p.

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