Ultimi due testi del pm
Lunghissima udienza quella di oggi all’aula bunker del carcere delle Vallette di Torino per chiudere con i testi del pm Cappelli.
Il pubblico ministero ha scelto di far parlare, per ultimi, un maresciallo del Gico di Torino e un maresciallo maggiore del Reparto Operativo dei Carabinieri di Asti, titolari della complessa inchiesta sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste fra Asti e Costigliole.
Dichiarazioni su attendibilità di un pentito
Il primo è stato chiamato a testimoniare per dare peso alle dichiarazioni rese nell’udienza precedente dal pentito di mafia Ignazio Zito principalmente a carico dell’imputato Franco Marino. Il maresciallo della Finanza si è riferito ad una serie di altre inchieste che hanno avuto fra i protagonisti Rocco Zangrà, considerato un referente della ‘ndrangheta in Piemonte, coinvolto anche in Barbarossa ma già uscito dal processo dopo essere stato condannato con il rito abbreviato. Secondo la deposizione del maresciallo, tutte le dichiarazioni fatte da Zito in sei mesi di interrogatori post pentimento sono state riscontrate attraverso una serie di servizi compresi appostamenti, intercettazioni, perquisizioni. Come quella avvenuta a casa di Zangrà dove, in un’intercapedine nascosta nel muro sono stati ritrovati, fra le altre cose, appunti scritti a mano sulle regole della ‘ndrangheta, sul battesimo delle “locali” e sulle attribuzioni dei “gradi”. Un altro importante riscontro è stato quello relativo a salette riservate per il gioco illegale con le videoslot o i traffici di banconote false.
Le bombe non sono state mai trovate
Una cosa però non ha trovato riscontro, ed è la presenza di bombe nascoste nel giardino di un ‘ndranghetista soprannominato “Indiano” che Zito aveva detto di aver consegnato per un attentato e che furono il motivo che lo spinsero a collaborare con la giustizia. Su precisa domanda dell’avvocato Montemagno, difensore di Marino, il maresciallo della Finanza ha riferito che le bombe furono cercate accuratamente ma non furono mai trovate nè si venne mai a sapere a chi erano destinate.
Altra testimonianza di ricostruzione quella fatta dal maresciallo maggiore Massimo Lentini dei carabinieri di Asti che ha partecipato a tutte le indagini su Barbarossa.
Ricostruiti i collegamenti fra gli imputati
Ha spiegato come sono stati creati tutti i collegamenti che hanno messo in relazione i tanti imputati della vicenda: fotografie, appostamenti, intercettazioni, acquisizioni di targhe di auto (anche se sostitutive e intestate a parenti), raccolta di filmati di sistemi di videosorveglianza di locali in cui avvenivano gli incontri, analisi dei dati acquisiti durante i cosiddetti “pattuglioni”, ovvero i posti di controllo stradali che collocano esattamente nel tempo e nello spazio le persone fermate.
I rapporti di parentela
E poi i rapporti di parentela delle tre famiglie ritenute a capo della “locale” astigiana: gli Emma, i Catarisano e gli Stambè con le loro città di origine calabre.
Come ultimo testimone del pm, al maresciallo di Asti è stato affidato anche il compito di “mettere in fila” non solo i collegamenti fra gli imputati di Barbarossa per sostenere il reato associativo, ma anche di riassumere i principali eventi criminali di cui sono accusati e che, in alcuni casi, si sono già risolti con processi a parte.
Tutto il “book” degli episodi più gravi
Si è così ricordato l’omicidio Di Gianni per il quale uno dei Catarisano è stato condannato, i colpi di pistola contro le vetrine del Bar del Peso con il titolare ancora dentro, quelli tre giorni dopo contro l’auto di un suo amico, l’incidente in cui venne gravemente ferito un costigliolese sul trattore che prese fuoco, l’arresto sul furgone pieno di armi destinate alla Calabria, l’omicidio di uno dei fratelli Stambè per regolamento di conti, la violentissima aggressione di un ladro di camion da parte di un Catarisano.
La prossima udienza si terrà ancora nell’aula bunker il 14 luglio e a prendere la parola saranno gli imputati che hanno dichiarato di voler rendere deposizione davanti al collegio presieduto dal dottor Giannone con i giudici Dovesi e Bonisoli.