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Processo Buoninconti, in aulalo scontro fra i consulenti
Cronaca

Processo Buoninconti, in aula
lo scontro fra i consulenti

Tutto pronto per l'udienza fiume prevista per la giornata di domani, mercoledì, al tribunale di Asti, nell'aggiornamento del processo con rito abbreviato a carico di Michele Buoninconti

Tutto pronto per l'udienza fiume prevista per la giornata di domani, mercoledì, al tribunale di Asti, nell'aggiornamento del processo con rito abbreviato a carico di Michele Buoninconti accusato di avere ucciso la moglie Elena Ceste ed averne nascosto il corpo nel rio Mersa. Davanti al giudice Roberto Amerio si confronteranno i consulenti chiamati da pubblica accusa, parte civile e difesa sui temi cardine di tutta l'inchiesta: l'esame medico legale e quello di natura geologica mentre sulla consulenza tecnica che riguarda la lettura delle celle telefoniche in relazione al posizionamento delle persone, per ora verrà sentito solo il consulente incaricato dalla Procura, rimandando a successiva decisione un eventuale confronto o, ancora, una perizia disposta dal giudice stesso. Sulle questioni medico legali saranno tre gli specialisti a confrontarsi: il dottor Filippo Romanazzi incaricato dalla Procura, il dottor Roberto Testi per conto della parte civile (figli, genitori, sorella e cognato di Elena) e la dottoressa Ursula Franco per la difesa.

Per gli investigatori che ritengono Michele colpevole, la moglie sarebbe stata uccisa per strangolamento. Una conclusione alla quale il dottor Romanazzi è arrivato per esclusione, visti gli altri esami incrociati e la mancanza sui resti della donna di segni evidenti di traumi, spari, accoltellamenti, avvelenamento. Per la difesa, invece, non sarebbe affatto provato questo tipo di morte e, anzi, sarebbe molto più plausibile una morte per assideramento, così come sempre sostenuto dal marito con la ricostruzione di una sua fuga volontaria nel freddo del mattino d'inverno, nuda, in preda a delirio e con l'intenzione di nascondersi nel canale per sfuggire ai suoi inseguitori immaginari. Il suo stato di nudità, il luogo non visibile dalle squadre di soccorritori, la situazione di psicosi in cui versava la donna, per la difesa sono tutte condizioni compatibili con la morte per freddo e non per asfissia.

Sulla stessa linea del consulente della Procura si attesta anche il dottor Testi che esclude con sicurezza l'assideramento analizzando la posizione di ritrovamento del corpo. Altro scontro è quello che riguarda quella goccia di fango rilevata sui collant indossati da Elena e consegnati dal marito ai carabinieri. Secondo l'accusa si tratta di un tipo di terriccio presente solo negli immediati pressi del rio Mersa e il fatto che si trattasse di una traccia da colamento e considerando che da giorni non pioveva, significa che può essere stata lasciata solo da qualcuno che avea raggiunto il corso d'acqua. Di diverso parere la dottoressa Di Maggio che si contrappone al dottor Pavan. Secondo la consulente della difesa invece i campioni prelevati dalle calze sono troppo esigui per portare a risultati certi e la compatibilità fra la "famigerata" goccia di fango e la composizione del terriccio del rio Mersa offre percentuali troppo lontane per arrivare a conclusioni affidabili. Vista l'importanza di questi argomenti e l'alta professionalità dei consulenti coinvolti, si prevede un'udienza che andrà per le lunghe. Al termine il giudice Amerio comunicherà il calendario delle udienze che riprenderanno a settembre.

Daniela Peira

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