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Processo Buoninconti, nessuna super periziaa settembre si riprende con l'arringa
Cronaca

Processo Buoninconti, nessuna super perizia
a settembre si riprende con l'arringa

L'udienza di stamattina al tribunale di Asti a carico di Michele Buoninconti durata sei ore quasi ininterrotte, ha rappresentato il momento cruciale del processo che si sta celebrando a suo carico

L'udienza di stamattina al tribunale di Asti a carico di Michele Buoninconti durata sei ore quasi ininterrotte, ha rappresentato il momento cruciale del processo che si sta celebrando a suo carico per la morte della moglie Elena Ceste. Avendo scelto il rito abbreviato, il giudice Amerio dovrà basarsi esclusivamente sugli atti prodotti da Procura e difesa e, fra quelli decisivi, vi sono le varie consulenze tecniche che oggi sono state confrontate in aula. Presenti anche oggi sia l'imputato, Michele Buoninconti, che i genitori di Elena, Franco e Lucia costituitisi parte civile insieme ad una seconda parte civile, l'associazione Penelope che si occupa delle persone scomparse in Italia.

Il primo confronto si è tenuto sulla consulenza geologica che fa riferimento alla goccia di fango rinvenuto sul collant di Elena consegnato da Michele ai carabinieri la mattina della scomparsa. Per la Procura quel fango poteva provenire solo dal rio Mersa e dunque, chi ha consegnato i vestiti, cioè Michele, doveva essere stato lì e averlo trasferito sugli indumenti di Elena. Una tesi ribadita in aula dal dottor Pavan, consulente per la Procura pur dietro la contestazione della dottoressa Rosa Maria Di Maggio, geologa forense incaricata dalla difesa. La Di Maggio ha ammesso di non aver eseguito presonalmente nuovi campionamenti dei terreni ma di aver lavorato su quelli già analizzati dal dottor Pavan andando a contestargli soprattutto il metodo.

«Dal punto di vista scientifico – ha detto la Di Maggio – i campioni sono così esigui che non permettono una comparazione utile e valida». Gli avvocati della difesa, infatti, hanno sottolineato come si ritengano attendibili analisi dei terreni che riguardino almeno 2 mila reperti mentre in questo caso ne sono stati analizzati solo 6. Altro round è stato quello sulla consulenza medico legale che ha visto schierati il dottor Romanazzi con la dottoressa Guglizza e il dottor Testi da una parte (i primi incaricati dalla Procura, il terzo dalla parte civile) e la dottoressa Ursula Franco per la difesa. Mentre in corridoio rimaneva "reperibile" la dottoressa Chantal Milani, antropologa forense che ha stilato la consulenza autoptica contenuta in quella più generale volta alla ricerca della causa della morte.

Su un punto tutti i consulenti sono d'accordo: visto lo stato di avanzata decomposizione in cui si trovavano i resti di Elena non è stato possibile individuare una causa della morte. Ma, mentre per quelli dell'accusa l'unica plausibile è quella dell'asfissia, per la Franco non si può escludere neppure quella dell'assideramento, sempre sostenuta da Michele. Per l'accusa la morte per freddo è un'ipotesi impraticabile sia per la posizione in cui è stato rinvenuto il corpo, sia per la bassissima probabilità calcolata su basi statistice. «C'è la probabilità di 1 su 1 milione che le cose siano andate così come ricostruite dalla difesa» ha detto il dottor Testi durante il confronto rincalzato dal dottor Romanazzi che lo ha definito un calcolo ancora "fin troppo generoso per l'imputato".

Di diverso parere la dottoressa Ursula Franco che invece, pur confermando che il corpo non poteva più rilevare la causa della morte, sostiene che la morte per assideramento sia compatibile con un grave stato psicotico di Elena denunciato anche dal denudamento della donna prima di allontanarsi da casa. Per la Franco la donna era sofferente da giorni, non aveva dormito nella notte, era spossata e quella mattina ha scelto di andarsene subito via di casa, appena il marito e i figli sono partiti per la scuola, alla ricerca di un luogo sicuro dove sfuggire ai suoi persecutori immaginari. Luogo che avrebbe trovato nel rio Mersa dove si sarebbe fermata, nascosta ed esausta, si sarebbe addormentata fino al sopraggiungere della morte per assideramento.

Ultimo confronto quello sulla consulenza molto complessa riguardante le celle telefoniche dall'analisi delle quali sono state ricostruite le "posizioni" e gli spostamenti di Michele in quella mattinata. Il dottor Giuseppe Dezzani ha risposto compiutamente alle domande di giudice, del pm e alle obiezioni sollevate dai difensori Girola e Tortoroglio. «Ho confermato totalmente quanto affermato nella mia consulenza – ha dichiarato all'uscita – respingendo ogni obiezione di superficialità, di omissioni e di discrasie. Ho certificato e documento ogni mia affermazione ricordando che le conclusioni sono state formulate non solo sulla mera analisi delle celle ma anche sull'incrocio e la contestualizzazione derivata da altri dati di presenza certi, come le telecamere di sorveglianza in paese e la presenza o meno di strade percorribili durante i tragitti "registrati" dai tabulati».

Al termine dell'udienza, i difensori di Michele si sono dichiarati nè ottimisti nè pessimisti, ma "realisti": «Crediamo che il giudice ora abbia un quadro sufficiente sul quale basare la sua decisione. Certo sarebbe stato bene sentire in confronto anche il nostro consulente sulle celle telefoniche, il dottor Reale perchè anche su questo piano ci sarebbero state obiezioni e repliche fra tecnici alla pari». Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati di parte civile Tabbia e Abate Zaro: «E' stato chiarito anche ogni residuo dubbio, tant'è che il giudice non ha disposto ulteriori perizie rinviando tutto alla discussione». Il processo è stato aggiornato al 23 settembre quando parleranno il pubblico ministero Deodato e gli avvocati di parte civile; il 7 ottobre toccherà ai difensori.

Daniela Peira

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