Come accade ormai da un anno, lemergenza sbarchi in Sicilia e Calabria ha una ricaduta immediata anche ad Asti. Questo perchè è ancora valido il piano di ripartizione dei profughi fra tutte le
Come accade ormai da un anno, lemergenza sbarchi in Sicilia e Calabria ha una ricaduta immediata anche ad Asti. Questo perchè è ancora valido il piano di ripartizione dei profughi fra tutte le Regioni e al Piemonte ne è stata assegnata proprio pochi giorni fa una quota di 700; di questi, 43 sono stati destinati nella nostra provincia, che già ne accoglie oltre 200.
I primi 24 sono arrivati ieri (giovedì) e sono stati dislocati fra San Damiano e Villafranca che arriva così a 25 presenze divise fra i locali della Caritas in piazza Santanera e la struttura di San Grato in affidamento alla cooperativa sociale Leone Rosso. La prospettiva di nuovi arrivi ha messo in allarme il sindaco Cavalla, preoccupato per il sovraffollamento nella casa di San Grato, frazione che conta appena 100 abitanti per i quali la presenza massiccia di profughi andrebbe a creare un disequilibrio. Altri sei dovrebbero arrivare fra oggi e domani e, via via fino al raggiungimento di quota 43 nei prossimi giorni, sperando che qualcuno di loro (come già accaduto per una piccola comunità eritrea giunta ad Asti ieri) abbiano già una soluzione pronta e ripartano nel giro di poche ore o giorni.
Questo perchè la capacità di accoglienza dellAstigiano è vicinissima al limite. Un limite che era stato prima fissato a circa 280 unità e che è salito a circa 320, rispetto allepoca del bando per laccoglienza, grazie alla sopravvenuta disponibilità di posti aggiuntivi. Ma ora siamo vicini anche a questa seconda soglia. Una circostanza confermata dal dottor Paolo Ponta, vice prefetto vicario attualmente reggente la Prefettura di Asti che ha seguito il capitolo profughi fin dai primi arrivi dello scorso anno a marzo.
Ma gli sbarchi in Sicilia non accennano a diminuire e se dovessero arrivare altri profughi dove potrebbero trovare posto? La maggior parte delle strutture che si sono rese disponibili sono di proprietà della Curia di Asti e laccoglienza è affidata a cooperative sociali che si occupano da tempo di migranti. Esauriti i posti potrebbe prospettarsi lo spettro delle tendopoli, soluzione di difficilissima gestione per forze dellordine e operatori sociali.
«Il problema è che la burocrazia che ruota intorno ai profughi non è efficiente come il sistema di accoglienza – commenta Alberto Mossimo presidente del Piam, fra le realtà che accolgono più profughi – Le persone, una volta arrivate, rimangono intrappolate in un sistema di commissioni valutative, di ricorsi ed appelli che non finiscono più con il rischio di vedersi negare il visto umanitario dopo anni in cui lo Stato li ha mantenuti e ha speso nella loro alfabetizzazione, nella loro salute, nella loro integrazione». La soluzione? Un sistema agile e veloce di regolarizzazione e di prima accoglienza che lasci i profughi poi liberi di andarsene a cercare la loro strada e la loro fortuna da uomini con nome, cognome, diritti e doveri, non da clandestini facile preda di malavita e di povertà.
Ipercritica la posizione della Lega Nord di Asti il cui segretario provinciale, Andrea Giaccone, afferma: «Le scellerate scelte in politica estera del Governo e dellEuropa, stanno continuando a produrre disastri. Lunico modo serio di gestire il problema è contrastare limmigrazione clandestina alla fonte, cioè nei Paesi di origine. Hanno ragione i tanti sindaci che hanno già detto NO allaccoglienza di questi presunti profughi ed invitiamo anche tutti gli altri a dire lo stesso: Asti ha già dato. In questi momenti di grave difficoltà economica, le istituzioni devono pensare agli astigiani in difficoltà, devono aiutare e dare sostegno alle nostre famiglie che non arrivano a fine mese, non pensare a come sistemare altri 43 immigrati».
Daniela Peira