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Cronaca
Tribunale

Prometteva posti di lavoro e “amori”: il pm chiede il massimo della pena

Alle battute finali il processo a carico di Angela Marino, per la prima volta presente in videocollegamento dal carcere. Ha chiesto scusa. Per lei il pm ha chiesto 8 anni e 5 mesi

Alle battute finali il processo a carico di Angela Marino, accusata di decine di truffe per aver promesso posti di lavoro all’Asl di Asti e Chieri in cambio di contributi millantando il suo matrimonio con un cardiologo dell’ospedale Cardinal Massaia.

Oggi il giudice Bertelli Motta ha sentito le posizioni di tutte le parti.

Il pm Macciò, che ha condotto l’indagine fin dalle prime battute, ha ripercorso   le tante testimonianze delle altrettanto numerose vittime che si sono lasciate incantare dalla donna e le hanno versato innumerevoli “contributi” nella speranza di avere una corsia preferenziale per ottenere posti di lavoro dignitosi e contrattualizzati come assistenti, oss, magazzinieri, guardarobieri, centralinisti negli ospedali.

«Una donna diabolica, che ha approfittato di persone che, a vario titolo, mostravano una minorata difesa – ha sottolineato il pm – Chi per ragioni personali, chi per ragioni di salute, chi perchè disoccupata, chi perchè responsabile di famiglie problematiche. Tutte con gravi problemi economici e incertezze lavorative. La sua condotta ha destato un grande allarme sociale, perchè appena si accorgeva dello stato di difficoltà in una persona, la avvicinava e ne approfittava per portarle via denaro, con le scuse più disparate. Vendeva illusioni provocando gravi danni patrimoniali».

Riferendosi sia ad una assistente sanitaria che le ha versato 150 mila euro in un anno e mezzo, sia alla miriade di altre parti civili per le quali anche solo 400 o 500 euro sono una cifra altissima, spesso gli unici risparmi della famiglia o, in molti casi, soldi chiesti in prestito nella speranza di un posto di lavoro migliore e più sicuro.

Per questi motivi, il pm Macciò ha chiesto il massimo della pena prevista per il reato di truffa aumentata delle pene per gli altri reati contestati: violenza privata e falso ideologico e materiale relativo al diploma da Oss mai conseguito ma realizzato da lei stessa e presentato alle case di riposo presso la quale ha lavorato.

Il conto finale si è fermato ad 8 anni e 5 mesi.

Richiesta di condanna cui si sono associati gli avvocati Bona, Pescarmona, Mecca, Avidano, che rappresentavano molte parti civili. In un caso, uno dei difensori ha ricordato che una coppia caduta nell’illusione della Marino, per riuscire a restituire il denaro affidatole, per settimane ha potuto permettersi un solo pasto al giorno. In altri casi, la donna, per avvalorare la bontà delle sue promesse, ha spinto le vittime a licenziarsi dal lavoro che stavano facendo o a non presentare domande di assunzione in altre strutture o ancora a rifiutare un corso da Oss pagato dai datori di lavoro. Alcune di queste persone hanno dunque perso il lavoro e ancora oggi sono disoccupate.

Altro discorso per l’avvocato Chiara che difende la parte civile che ha perso 150 mila euro. Nel suo caso, oltre alla truffa per il cambio di posto di lavoro, vi è anche quella “romantica” con l’entrata in scena di un fantomatico dottore che la donna non ha mai incontrato perchè inesistente ma per il quale ha fatto versamenti per migliaia di euro senza sapere che dietro a quel nome, quella mail, quei messaggi, quei regali sul posto di lavoro e quelle promesse di amore eterno c’era sempre la Marino.

Ha chiesto per la sua assistita il rimborso dei 150 mila euro versati e un risarcimento danni morali per altri 50 mila euro.

Per la prima volta, era presente al processo l’imputata, in videoconferenza dal carcere di Torino nel quale è rinchiusa dopo aver violato l’obbligo di dimora a Gela, sua città di residenza.

Non si è mai sottoposta all’interrogatorio, però ha fatto alcune dichiarazioni spontanee: «Chiedo scusa a tutti, farò il possibile per risarcire tutte le vittime. Ho fatto tutto questo male perchè ero totalmente in balia del vizio del gioco. Ora sto seguendo un percorso per uscirne e mi vergogno profondamente del mio comportamento passato». Quando ha parlato, la donna cui ha portato via i 150 mila euro e che ha illuso per un anno e mezzo si è alzata ed è uscita dall’aula. Per lei, che ha vissuto con grande sofferenza tutto il processo, riascoltare la voce della “finta” amica era troppo da sopportare.

Il tema della ludopatia è stato ripreso dal suo difesore, l’avvocato Caranzano, che ha chiesto una maggiore clemenza nella determinazione della pena. Il vizio del gioco va considerato come attenuante, non come aggravante come ha chiesto al giudice anche di tenere presente che le vittime hanno pur sempre accettato di versare denaro alla Marino per avere una scorciatoia in un’assunzione in un posto pubblico senza passare da concorso.

Con la Marino è imputato anche un uomo, Luigi Fabrizio Gentile per due assegni non coperti dati ad una parte civile e per due messaggi vocali sempre inviati alla stessa parte civile in cui avrebbe finto di essere il medico innamorato della donna.

Il pm ha chiesto la sua condanna a 2 anni. Il suo difensore, l’avvocato Rattazzi, ha sottolineato che, senza una perizia fonica ma solo una consulenza della Scientifica di Roma, è impossibile attribuire a lui quei due messaggi.

Il giudice ha rinviato il processo a venerdì prossimo per le repliche e la sentenza.

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