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Cronaca

Baby squillo anche nell'Astigiano
Via webcam si pagano lo smartphone

Baby squillo a Roma che si prostituiscono per comprare l’iPhone o la borsa firmata: caso isolato o punta di un iceberg che non risparmia neppure Asti? Nonostante la difficoltà ad intercettare

Baby squillo a Roma che si prostituiscono per comprare l’iPhone o la borsa firmata: caso isolato o punta di un iceberg che non risparmia neppure Asti? Nonostante la difficoltà ad intercettare questo tipo di fenomeno, diversi sono i riferimenti che portano direttamente anche alla nostra città. Il fenomeno della prostituzione adolescenziale è diffusa e difficilissima da contrastare e da individuare. Le nuove tecnologie di comunicazione hanno infatti reso tutto più facile, dall’adescamento al “consumo” dei vari servizi erotici e, al contempo, hanno reso più difficile per genitori e forze dell’ordine intercettare comunicazioni e chat.

La forma di sfruttamento del proprio corpo più diffusa e facile da attuare (senza intermediari) è quella tramite l’utilizzo di webcam applicate ai pc di casa o ai cellulari più avanzati. La ragazzina (dai 14 anni in su), attraverso il passaparola, viene contattata su profili Facebook o Skype e pattuisce il compenso per la sua prestazione erotica virtuale, via web. Una volta stabilita la cifra, il cliente fa una ricarica in tempo reale su Poste Pay, e, una volta ricevuta, la ragazzina si esibisce per lui.

Si tratta quasi sempre di chat chiuse, esclusive fra la ragazza e il suo cliente, dove spesso lui non entra in video, ma rimane un volto buio verso il quale viene indirizzato lo spettacolino. Ci sono tariffari pubblicati su alcune pagine facebook (delle quali alcune sono riconducibili ad astigiane) che vanno dai 5 euro per la foto ai 25 euro per un book di foto, video e webcam di 10 minuti. La velocità dei collegamenti e la riservatezza delle chat rendono veramente difficile scoprire questi incontri virtuali. Che spesso, però, hanno anche gravi conseguenze reali. Alla Polizia Postale di Asti, ad esempio, sono arrivate diverse denunce di tentata estorsione. In questi casi erano i clienti che, nell’enfasi del momento venivano invitati dalle ragazze a “partecipare” in webcam allo spettacolo per poterlo registrare e usare, pochi minuti dopo la fine della chat per estorcere denaro pena la pubblicazione su Youtube o comunque la diffusione fra conoscenti. D’altro canto rischiano grosso anche le ragazzine.

Intanto perché le foto e le immagini che vendono possono essere rivendute in ogni parte del mondo e quindi i loro corpi e i loro visi arrivano ovunque e quello che poteva essere stata una trasgressione adolescenziale potrebbe trasformarsi in una cambiale sul proprio futuro professionale e sentimentale. E poi perché fra i clienti abituali e più scaltri vi sono i pedofili che non si accontentano di guardare e basta poco per passare dagli spettacoli in webcam alla richiesta di indirizzi e numeri di telefono per incontri reali. Il dato che accomuna tutti questi casi, come emerso anche dalla vicenda di Roma, è che qui non si tratta di ragazzine sfruttate come capita per le baby squillo di strada. Queste sono adolescenti che decidono in piena libertà di vendere il loro corpo non per necessità ma esclusivamente per vanità.

Daniela Peira

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