Cerca
Close this search box.
Quel fenomeno virtuale che miete vittime reali: il cyberbullismo
Cronaca

Quel fenomeno virtuale che miete vittime reali: il cyberbullismo

E' il volto nuovo del bullismo tra gli adolescenti, e trae la sua forza dall' "effetto moltiplicazione" garantito dal web. E' il cyberbullismo, che si può definire come

E' il volto nuovo del bullismo tra gli adolescenti, e trae la sua forza dall' "effetto moltiplicazione" garantito dal web. E' il cyberbullismo, che si può definire come l'utilizzo delle nuove tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone. Il tutto utilizzando le diverse modalità offerte dai nuovi media, tra cui messaggi (con o senza immagini), chat sincrone, social network, siti di domande e risposte, siti di giochi on line, forum on line. In quale modo? Ad esempio diffondendo pettegolezzi o notizie false, postando immagini o video imbarazzanti di qualche amico, rubando l'accesso al profilo personale di un compagno su un social network o costruendone uno falso per deriderlo.

Un fenomeno in crescita, tanto che nei giorni scorsi il Policlinico Gemelli di Roma ha annunciato l'apertura di un ambulatorio dedicato all'ascolto e alla cura delle vittime del cyberbullismo e alla riabilitazione degli adolescenti aggressivi. Una struttura nata anche dalle segnalazioni di genitori e insegnanti, preoccupati per il fatto che, ormai, le giovani generazioni usano abitualmente le nuove tecnologie (il 62% dei bambini ha un telefono cellulare proprio e il 44,4% lo riceve tra i 9 e gli 11 anni) ma spesso senza la necessaria consapevolezza. Intendiamoci, il bullismo tra i ragazzi è sempre esistito e si manifesta, da sempre, in diversi ambiti. Ma il cyberbullismo presenta delle caratteristiche strettamente legate al canale di diffusione che, come accennato, ne amplificano l'effetto negativo. Diverse le ragioni, come sottolinea l'associazione "Telefono azzurro".

Innanzitutto l'assenza di confini, grazie a cui il cyberbullo può raggiungere la sua vittima in qualsiasi momento e luogo, dato che ormai gli adolescenti sono sempre connessi. Quindi la persistenza del fenomeno, perché il materiale pubblicato può rimanere disponibile on line per molto tempo, potenzialmente per sempre, dato che può essere scaricato e rimesso in circolo da chiunque sotto varie forme. Quindi l'assenza di un feedback emotivo, in quanto il cyberbullo, non vedendo le reazioni della vittima, non è totalmente consapevole del danno che arreca, e questo lo rende più disinibito, abbassando i livello di autocontrollo. Infine il fatto che gli "spettatori" sono potenzialmente infiniti, fattore che si collega all'"effetto moltiplicazione": il comportamento negativo si amplifica anche per effetto di chi condivide e promuove l'episodio con un semplice "clic".

A confermare queste caratteristiche Ezio Cardinale, Sovrintendente della Polizia postale di Asti, ufficio guidato dal Sostituto commissario Ettore Ricci. Da cinque anni tiene, insieme all'Assistente capo Claudio Turetta, lezioni nelle scuole astigiane rivolte ad alunni (dalle elementari alle superiori), insegnanti e genitori nell'ambito di progetti promossi dal Ministero dell'Interno (Polizia di Stato) e Ministero dell'Istruzione, con la collaborazione di Enti e associazioni di vario tipo, di livello nazionale o anche locale. L'ultimo dei quali, promosso dalla Regione Piemonte, era intitolato "Move Up – Educare tra reale e virtuale".

«La rete, e soprattutto i social network -? sottolinea Cardinale -? amplificano a dismisura un comportamento negativo, presente ovviamente anche nella vita reale. E lo fa a tal punto che alcuni ragazzini, soprattutto i più timidi e chiusi che non riescono a confidare a nessuno il loro disagio, si trovano in seria difficoltà e non riescono più a gestirlo». Fortunatamente si tratta di casi sporadici, ma le cronache hanno parlato recentemente di adolescenti che sono addirittura arrivati al suicidio, in Italia come all'estero, per questo motivo.

«Anche se sembra scontato – continua – è bene ricordare che i ragazzini vittime di cyberbullismo non devono essere lasciati soli, perché solo confidandosi con qualcuno (famiglia, educatori, personale scolastico, o anche con noi della Polizia postale) riescono a capire che non si tratta di un problema insormontabile, in quanto possono far valere i loro diritti. In primo luogo segnalando il fatto agli amministratori del social network o del sito attraverso cui sono stati presi di mira, avvertendoli che quel mezzo viene utilizzato in modo inappropriato, oppure bloccando l'utente che sta dando noia, quindi andando ad interrompere qualsiasi contatto con lui. Dopodiché ci si può rivolgere alla Polizia postale per una segnalazione o una denuncia. E a questo proposito lascio sempre un messaggio di monito ai ragazzi più "spavaldi": internet è virtuale, ma le conseguenze di ciò che faccio sul web sono reali, eccome».

A questo riguardo è interessante ricordare i dati elaborati dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, in occasione del workshop sulla tutela dei minori su internet e social network svoltosi a Novara a metà febbraio, intitolato "Il web non è il Far West". Il 33% delle denunce per cyberbullismo che hanno avuto, nel 2013, come vittime minorenni di età compresa tra i 14 e i 17 anni erano per diffamazione; il 22% per molestie e il 19% per minacce.

Inoltre Cardinale raccomanda sempre di usare il web in modo consapevole, senza "prestare il fianco" a chi, nel mondo (sì, perché certi social network arrivano superano tranquillamente il miliardo di utenti), utilizza internet in modo inappropriato (fortunatamente una minima parte). «Il web è uno straordinario mezzo di comunicazione che presenta indubbi vantaggi. Ma va utilizzato con accortezza. Prima di tutto, sui social network non bisogna dare l'amicizia a chiunque, ma porre dei paletti ben precisi. Ben sapendo, comunque, che ogni profilo può essere anonimo, in quanto chi si iscrive può anche fornire false generalità. Poi non bisogna scambiare le password dei profili personali con amici e conoscenti, per evitare che possano entrare nella propria pagina o profilo per modificarlo, anche solo per scherzo. E non bisogna pubblicare informazioni, foto, messaggi che potrebbero essere facilmente usate da persone senza scrupoli».

Riguardo all'utilizzo improprio del web, non solo da parte degli adolescenti, la Polizia postale di Asti raccoglie circa 70 ? 80 segnalazioni l'anno. Non tutte sfociano in denunce: queste ultime, infatti, arrivano ad essere 20 all'anno, soprattutto per reati di diffamnazione, ingiuria e sostituzione di persona. Un numero dimezzato da quando la Polizia postale ha cominciato, 5 anni fa, a partecipare agli incontri nelle scuole, in occasione dei quali ha coinvolto circa 15mila ragazzi.
Tutti coloro che avessero bisogno di informazioni e consigli possono contattare la Polizia postale di Asti, tel. 0141/357270, sez.polposta.at@pecps.poliziadistato.it

Elisa Ferrando

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Edizione digitale