Cappello sulle ventitré, sigaretta in bocca e sguardo malinconico. Nell'immaginario comune l'investigatore privato rimanda ad un personaggio romantico da film in bianco e nero. La realtà,
Cappello sulle ventitré, sigaretta in bocca e sguardo malinconico. Nell'immaginario comune l'investigatore privato rimanda ad un personaggio romantico da film in bianco e nero. La realtà, però, è ben diversa dalla finzione hollywoodiana e a svelare i retroscena di un mestiere tanto chiacchierato quanto misterioso ci pensa Roberto Pozzo, il quale per quindici anni è stato l'unico investigatore privato del Sud Astigiano con più di un centinaio di casi risolti in curriculum. Restituita la licenza da pochi giorni, Pozzo ha deciso di cambiare vita per tornare nel ramo della sicurezza.
Con una laurea in giurisprudenza e un passato come responsabile dell'Ufficio legale e del servizio prevenzione e protezione dei rischi della Elf Petrolio Piemonte e della Casa di riposo di Nizza Monferrato, a 62 anni appena compiuti l'ex investigatore non ha rimpianti sulla decisione presa: «per quindici anni ho condotto una vita randagia, senza giorni di feste e senza orari. A volte partivo da casa senza sapere dove la mia attività mi avrebbe portato e quando sarei tornato. Non nego che anche la mia vita privata ne abbia risentito. La burocrazia, poi, in questo ramo è inelastica e paralizzante. Avevo bisogno di una boccata di aria fresca».
Mentre fuma la sua sigaretta seduto ad un tavolino del Bar Torino di piazza Cavour racconta di questo mestiere, che lo ha portato a spiare la vita degli altri senza essere visto. «Le ragioni che spingono a rivolgersi ad una figura come la mia sono sempre le stesse, qui come nelle grandi città. E nell'ordine sono il sospetto dell'infedeltà coniugale, le frequentazioni dei figli minori e le infedeltà dei dipendenti sul lavoro». Ad arricchire la casistica anche le attività "segrete" dei membri più anziani della famiglia. «Una volta si rivolsero a me per capire dove finivano i soldi della pensione della nonna. I parenti sospettavano della badante ma poi si scoprì che la nonnina aveva un debole per il videopoker e che così aveva dilapidato l'intero patrimonio». Inevitabilmente, nello svolgere il suo lavoro Pozzo si è scontrato con la vasta gamma delle umane debolezze.
«La maggior parte dei casi che ho seguito erano inerenti a presunte infedeltà coniugali. Ho scoperto che là dove confermati, i tradimenti nascevano quasi tutti su noti social network. Così come in internet nascono anche i problemi che coinvolgono i ragazzi. Trovo che questo sia uno dei cancri dell'era moderna». Pozzo si schiarisce la voce e spiega: «i ragazzini sono sempre più fragili e seguono modelli sbagliati e le famiglie spesso non controllano come dovrebbero. Ci fu un genitore che mi chiese di verificare le frequentazioni del figlio minore. Quando gli descrissi una notte a base di alcool e droghe del figlio, la sua unica reazione fu di chiedermi "ma ha fatto altro?". Gli risposi con una battuta, che non mi risultavano rapine in banca, ma rimasi comunque allibito. Di certo, per certi comportamenti le famiglie dovrebbero assumersi maggiori responsabilità».
Quanto ai dipendenti "infedeli", Pozzo ci svela con un sorriso malizioso: «Se le ditte controllassero di più cosa avviene al loro interno, scoprirebbero che la fotocopiatrice è la pensione di chi pensa di lucrare su brevetti e prototipi». Se pensiamo che possa essere difficile il momento in cui vengono confermati i sospetti di un cliente, magari con un fascicolo corredato da materiale fotografico, Roberto Pozzo ci smentisce: «in realtà è molto peggio il dubbio. Negli occhi di chi ho assistito ho sempre letto il sollievo di fronte alla certezza della verità. In ogni caso ho sempre consigliato di rivolgersi ad un legale. Difficilmente il materiale che fornivo poteva essere utilizzato dai privati senza che questi incappassero in illeciti». I lunghi appostamenti, in auto o a piedi e i"pedinamenti elettronici" con sofisticate apparecchiature elettroniche e GPS non sembrano mancargli. Ora Roberto Pozzo vuole concentrarsi sulla sua nuova attività, la Esteco Sicurezza in qualità di consulente.
Lucia Pignari