Rapina in panetteria: un dipendente accusato di essere il basista
Una indagine corposa, fatta di intercettazioni e di numerose riprese di telecamere di sorveglianza per arrivare alla ricostruzione di una rapina molto diversa da quella che era apparsa in un primo momento.
La rapina è quella avvenuta nel maggio del 2016 in corso Alessandria al Panificio Paterna. Alle 4 e mezza di notte, un bandito aveva fatto irruzione nel panificio in cui lavoravano due addetti. Armato di pistola aveva intimato loro di non muoversi, si era diretto sicuro alla cassa e aveva prelevato i circa mille euro presenti prima di darsi alla fuga su un’auto condotta da un complice.
In tre a processo agli inizi di marzo
Le indagini condotte dal pm Deodato hanno però restituito un’ipotesi d’accusa molto articolata.
Il 7 marzo compariranno davanti al gip tre persone imparentate fra loro: Lorenzo ed Emanuele Giovane e Maria Palermo. Tutti dovranno rispondere di concorso nella rapina.
Il movente sarebbe un litigio con il titolare
Lorenzo era dipendente del panificio, all’epoca dei fatti e secondo la Procura, dopo un litigio con il titolare, avrebbe concordato con Emanuele e la madre di quest’ultimo, Maria, il colpo fingendo di essere sorpreso dal rapinatore ma, in realtà, avendo pianificato tutto con gli altri due per poi spartirsi il bottino.
Gli indizi che li accusano
Fra gli indizi di accusa, il fatto che il rapinatore, appena entrato nel panificio, si fosse diretto al registratore di cassa e avesse subito premuto il tasto per l’apertura senza battitura di scontrini. Una cosa difficile da conoscere se non si fa quello di mestiere. E poi l’auto con la quale il rapinatore è arrivato e sulla quale è rimasto il complice (indicato nella Palermo) cui mancava lo sportello del serbatoio della benzina. Stesso “difetto” riscontrato nell’auto “inseguita” dalle telecamere e poi trovata parcheggiata nel quartiere Praia e intestata alla donna.