Udienza lunedì mattina in tribunale sul caso di un furto che era stato messo a segno in via Cafasso e che aveva fruttato un bottino di circa 80 mila euro. I ladri si erano arrampicati su un balcone
Udienza lunedì mattina in tribunale sul caso di un furto che era stato messo a segno in via Cafasso e che aveva fruttato un bottino di circa 80 mila euro. I ladri si erano arrampicati su un balcone e, dopo l'effrazione di una portafinestra, avevano rubato alcuni oggetti per casa, andando poi alla cassaforte, smurata con un flessibile e portata via. «Aveva stupito la sicurezza con cui erano arrivati alla cassaforte, tanto da far ritenere che conoscessero bene la casa», spiega l'avvocato astigiano Maurizio La Matina, che rappresenta le vittime del furto. La polizia aveva subito avviato le indagini, risalendo al telefono in cui era stata inserita la scheda Sim rubata proprio da quella casa, insieme a gioielli e altri beni di valore.
Perquisita l'abitazione, erano stati trovati una fotocamera e un orologio, contenuto nella cassaforte. Sono così scattate le accuse: «Per furto aggravato nei confronti dell'impresario che aveva svolto lavori di ristrutturazione in quell'abitazione e per ricettazione nei confronti dell'ex moglie e dell'attuale compagna», aggiunge l'avvocato La Matina. Lunedì sono stati sentiti i proprietari di casa, i poliziotti intervenuti sul posto e i colleghi della Squadra mobile che hanno condotto l'indagine. Prossima udienza a giugno.
Marta Martiner Testa