Nel giorno di San Valentino il Questore punta l’attenzione sulla prevenzione del fenomeno della violenza contro le donne
«Se ti ricatta… non è amore. Se minaccia te o i tuoi figli… non è amore. Se ti isola, umilia, offende… non è amore. Se ti perseguita con mail e sms ossessivi… non è amore. Se ti prende con violenza quando non vuoi… non è amore. Se ti chiede “l’ultimo appuntamento”… non è amore”. Se ti uccide… non è amore. Nel giorno di San Valentino, in cui si celebra la “festa degli innamorati”, la Polizia di Stato è vicina alle donne con la campagna di sensibilizzazione “…questo non è amore”; e questa mattina, nel corso di un incontro con la stampa, il Questore di Asti Filippo di Francesco, con il dirigente della Divisione Anticrimine Daniela Campasso e il responsabile delle Volanti Daniele Capone, ha puntato l’attenzione sulla prevenzione del fenomeno della violenza contro le donne. «Di fronte a episodi di violenza o di atti persecutori è importante chiedere aiuto. La polizia è la famiglia e qui si trovano persone preparate ad ascoltare e ad affrontare tali situazioni, che non vogliamo diventino fenomeni criminali da dover trattare da parte nostra – ha detto il Questore – Importante è la prevenzione. E abbiamo anche nuovi strumenti, quali il progetto E.V.A., l’Esame delle violenze agite, una procedura che, sulla base della compilazione di apposite schede di intervento che tracciano situazioni di disagio, consente agli agenti delle Volanti di sapere se ci siano stati altri episodi in passato nello stesso ambito familiare e poter intervenire in modo ancora più efficace».
Sono stati presentati anche alcuni dati riferiti alla situazione astigiana: 7 casi di stalking registrati nel 2015, 4 nel 2016; e dall’inizio del 2017 un provvedimento di divieto di avvicinamento e la richiesta di un ammonimento in esame. «C’è ancora molto “sommerso” che fatica a venir fuori – ha evidenziato il Questore Di Francesco – Lavoriamo a stretto contatto con altre istituzioni e vogliamo portare anche nelle scuole superiori, tra gli adolescenti, la sensibilizzazione al fenomeno degli atti persecutori e della violenza: sono eventi che già possono accadere alla loro età e essi stessi possono diventare “sentinelle” di tali patologie nel loro ambito familiare». La dottoressa Campasso ha evidenziato come il provvedimento amministrativo dell’ammonimento sia un primo avviso, oltre il quale si procede d’ufficio. «Abbiamo assistito negli ultimi anni a situazioni che ormai pensavamo superate. Oggi assistiamo ad un ritorno di forme di violenza nei confronti delle donne e per questo i giovani devono essere educati – ha sottolineato la dottoressa Campasso – Un fenomeno legato forse al cattivo uso o all’abuso di alcuni social. Ci troviamo di fronte ad atteggiamenti male interpretati come “amore”, ma che sono in realtà tutt’altro. E quando si chiede il nostro aiuto si può essere messi nelle condizioni di conoscere con esattezza le normative e il percorso da intraprendere; ma abbiamo bisogno anche dell’aiuto di quella stessa donna che si rivolge a noi, che dovrà mettere a nostra disposizione messaggi, lettere e diari, in modo da poter contare su tutti gli elementi possibili».
In riferimento al progetto E.V.A., ha spiegato il commissario capo Daniele Capone: «Per la prima volta si standardizzano interventi di tale tipo e i dati che ne risulteranno saranno a disposizione degli agenti di Volante e della sala operativa. Stiamo creando una rubrica che servirà ad una piccola indagine prima ancora di arrivare sul luogo dell’intervento: questo consentirà maggiore sicurezza per gli operatori e verifiche, ad esempio, su presenza di minori, stato dei luoghi, ma anche specifiche patologie. L’esame si conclude con l’annotazione delle azioni intraprese». Il dottor Capone ha anche precisato come tali fenomeni di violenza non abbiano cittadinanza e si verifichino nell’ambito di ogni etnia. È quanto hanno testimoniato i casi astigiani accaduti negli ultimi tempi: dalla donna colpita con una mazza a quella gettata dalla finestra, alle donne che hanno perso la vita. E un richiamo alla responsabilità di eventuali testimoni è giunto infine dal Questore: «Il vicino di casa non può far finta di non vedere, sentire o percepire anomalie, così come chi assiste in strada o in altro ambiente ha l’obbligo morale di segnalare alle forze dell’ordine, anche attraverso una telefonata anonima. Perché una telefonata può salvare una vita e chi non avvisa compie un atto di viltà».
Marta Martiner Testa