Il ponte del 25 Aprile per una famiglia che vive a San Damiano è stato molto triste perchè ha coinciso con l’anniversario di morte della giovane madre di origini marocchine, Meriem, deceduta all’ospedale di Moncalieri il giorno dopo aver dato alla luce la sua quarta bambina. A casa altre tre figlie in tenera età (11, 5 e 3 anni).
La famiglia, dopo un primo periodo trascorso a Villanova dai nonni materni, è tornata nella loro casa di frazione San Pietro. Ad occuparsi delle piccole c’è il padre Abderrahmane e, da un anno a questa parte, anche il nonno e la nonna paterni, che si sono trasferiti dal Marocco per dare sostegno al figlio.
Ed è proprio il nonno, Mostafà, insegnante in pensione con un passato di sindacalista e di componente di associazioni e commissioni per i diritti umani in Marocco, a voler spiegare tutte le criticità incontrate in Italia per dare una nuova normalità a questa famiglia duramente colpita dalla morte di Meriem.
Mostafa, intanto come sta la piccola Meriem?
Deve essere sottoposta a continue cure a domicilio e a controlli medici fra San Damiano, Moncalieri e Torino e spesso deve essere ricoverata al Regina Margherita. Soffre di complicazioni legate al sistema respiratorio. E poi non si chiama pù Meriem, ma Bayan. Su consiglio degli psicologi che ci hanno spiegato quale sofferenza poteva provare lei da grande e le sue sorelle oggi a chiamarla con il nome della madre scomparsa.
E le altre bambine?
Le più grandi, Nourrene e Lina, sempre su consiglio degli psicologi, hanno partecipato al funerale per dare l’ultimo saluto alla madre. Nidal, invece, era ancora troppo piccola.
Oltre al dolore per la perdita di Meriem, quali sono le maggiori difficoltà che incontrate per mandare avanti la famiglia?
Nonostante le prime dichiarazioni anche molto affettuose, le istituzioni non ci sono state vicine.
Ad esempio?
Il Comune di San Damiano. Abbiamo chiesto aiuto per cambiare casa ed avvicinare le ragazze alla scuola e all’asilo di Gorzano ma ci è stato detto che l’unica cosa che potevano fare era registrare la richiesta su alcune agenzie immobiliari.
E poi?
Il permesso di soggiorno per mio figlio, padre delle bambine, e per me e mia moglie che siamo arrivati dal Marocco per crescerle. Abbiamo depositato domande e impronte digitali a luglio del 2023 in Questura ad Asti, ma solo mia moglie Halima ha ottenuto il permesso, due mesi fa e con validità di un anno solo. Per me e mio figlio ancora nessuna risposta.
Cosa significa questo per voi?
Che fa male vedere come non ci sia volontà di dare almeno la sicurezza dei documenti ad una famiglia che sta già sopportando il peso della scomparsa di una giovane madre e della cura delle sue quattro bambine piccole. Io e mia moglie abbiamo lasciato la nostra casa in Marocco e le nostre madri di 94 e 95 anni per aiutare nostro figlio. Abbiamo altri figli ma ci siamo stabiliti qui perchè lui è quello che ha più bisogno di noi. Questo devono sapere quelli che sono preposti a rilasciarci i documenti. La nostra è davvero una situazione di emergenza.
Sulla morte di Meriem era stata sporta una denuncia per colpa medica. A che punto sono le indagini?
Le domande sulle cause della sua morte sono ancora aperte e richiedono ulteriori chiarimenti. Neppure l’autopsia ha consentito di chiarire le circostanze ed eventuali responsabilità mediche.
Mentre è già arrivato a processo, con una condanna in primo grado, un caso di maltrattamento a carico di suo figlio quando ancora Meriem era viva.
Sì, vero. Nonostante io apprezzi la magistratura e le sue sentenze, so anche che si era trattato di una controversia in famiglia risolta mesi prima della morte di Meriem. Tanto che sia lei che il marito si erano riappacificati così come avevano fatto le nostre famiglie. Un’armonia che si è ulteriormente intensificata dopo il grave lutto seguito alla morte di mia nuora. Le bambine sono molto legate al padre e frequentano regolarmente la famiglia della loro madre. Ma quel fatto ha messo in dubbio anche la capacità di mio figlio di potersi occupare delle sue figlie. Io lascio che sia la giustizia a fare il suo corso, sapendo che il suo nobile obiettivo non è mai la punizione o la vendetta.
Ma la vostra famiglia non è sola ad affrontare tutta questa sofferenza.
Abbiamo punti di luce e di speranza: gli avvocati e le avvocatesse che seguono la nostra famiglia sui vari fronti, lo staff medico degli ospedali che si occupano di Bayan, la sua pediatra, Monica Cedaro, gli insegnanti della elementare di Villanova e di Gorzano oltre alla professoressa Ileana Aquino. Grande supporto lo abbiamo avuto dalla Cgil di Asti, dagli amici di famiglia Abdeslam, Momy, Mustapha e Zineb. E poi i tanti cittadini italiani che, a vario titolo, hanno aiutato noi e le bambine in questo ultimo anno. Siete la patria di Dante e Galileo e qui in Italia risiede la saggezza contro razzismo, discriminazione in difesa dei diritti umani.
La replica del Sindaco: “Siamo stati vicini e abbiamo fatto il possibile per aiutare la famiglia”
«Il Comune di San Damiano intende puntualizzare che la famiglia è stata supportata fin dal suo arrivo a San Damiano e, ancor più, dopo la tragedia che l’ha colpita. In particolare sono state applicate tutte le agevolazioni consentite dai regolamenti comunali per i minori e per la famiglia ed è stato fornito supporto per poter accedere ad agevolazioni e servizi forniti da altri enti. Mi sono personalmente attivato nel contattare le agenzie immobiliari locali per individuare un appartamento alternativo a quello già in loro possesso.
Tutto è stato fatto nella massima professionalità, serietà e solidarietà, con il modus operandi che l’Amministrazione Comunale e gli uffici adottano quotidianamente verso ogni Cittadino/a, con un occhio di ulteriore riguardo per questo caso particolare e molto delicato».
6 risposte
Ringrazio vivamente la giornalista per questo articolo umanitario, che mette in luce la difficile situazione di una famiglia colpita dalla perdita improvvisa della madre. Il padre si trova ora a fronteggiare la sfida di sostenere da solo le sue quattro bambine piccole. Spero sinceramente che questa famiglia riceva il necessario supporto, sia dal punto di vista burocratico sia economico. La lontananza dalla scuola, unita alle responsabilità del padre che deve lavorare, rende problematico il quotidiano accompagnamento delle bambine a scuola. Se almeno potessero ottenere una casa più vicina, i nonni, che sono venuti per sostenerli, potrebbero aiutare con gli spostamenti. Con tutto il cuore, spero che la situazione di questa famiglia venga considerata per l’assegnazione di una casa comunale e per il rilascio dei permessi di soggiorno a tutti i membri della famiglia.
Le pubbliche amministrazioni hanno regole per dare sostegno alle famiglie. Ma a fronte di situazioni particolarmente drammatiche serve la capacità e la lungimiranza di fare – in modo trasparente – scelte che superino le regole scritte per gestire “disagio ordinario” ed affrontare casi particolarmente critici. Non solo per spirito umanitario, ma anche per evitare evoluzioni che alla fine potrebbero portare maggiori oneri per la collettività. Possiamo solo augurarci che le amministrazioni locali sappiamo imboccare una strada utile in tempi brevi.
Questo articolo straziante mette in evidenza le sfide che una famiglia affronta dopo la perdita tragica di Meriem. Nonostante l’amore e il sostegno incondizionati del nonno e della nonna, gli ostacoli amministrativi rendono ancora più opprimente la loro lotta per ottenere i permessi di soggiorno. La freddezza delle istituzioni locali contrasta dolorosamente con la tenerezza offerta dalla comunità e dagli operatori sanitari. Questa storia sottolinea l’urgente necessità di compassione e solidarietà nei momenti più bui, dove ogni gesto di sostegno può portare un raggio di speranza nell’oscurità.
È triste constatare ciò che questa famiglia ha subito dopo la morte della madre. È davvero deplorevole vederli soli a lottare per crescere le loro 4 figlie. Dov’è lo Stato? Dove sono le associazioni? È cruciale agire rapidamente per aiutarli
È un peccato vedere o sentire parlare di sofferenza di questa portata di cui soffre questa famiglia.
Spero che le autorità competenti intervengano rapidamente per aiutarli a superare questo calvario.
Grazie al giornale per aver fatto luce su questo problema.
Ho vergogna di come il mio paese non riesca ad aiutare gli stranieri sia per i documenti che per dare una casa per facilitare la situazione molto difficile in cui si trova questa famiglia. La differenza tra quanto hanno dato questi nonni per loro figlio e quanto poco hanno risposto i nostri governanti e’ chiarissimo. Spero che con l’ aiuto di altri che avete nominato possiate anche di poco cambiare in meglio la vostra sistemazione e bisognerebbe solamente essere solidali quando ci si trova in difficolta’ invece che far emergere l’ indifferenza, uno dei mali peggiori della societa’ di oggi. Vi auguro tanta forza per continuare andare avanti e la possibilita’ che le cose cambino in meglio. Un affettuoso saluto a voi tutti.