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"Usi obbedir tacendo... e tacendo morir"
Cronaca

"Usi obbedir tacendo
… e tacendo morir"

La capillare diffusione sul territorio dell'Arma dei Carabinieri ha fatto sì che essi abbiano sempre condiviso con la popolazione i momenti più difficili, dalle pestilenze (ad esempio il colera

La capillare diffusione sul territorio dell'Arma dei Carabinieri ha fatto sì che essi abbiano sempre condiviso con la popolazione i momenti più difficili, dalle pestilenze (ad esempio il colera del 1885) alle esondazioni (nel 1878 del Bormida, nel 1879 di Tanaro, Bormida e Po), dalle guerre ai disordini civili.

Impegnato nella lotta partigiana sulle nostre colline, il carabiniere Giuseppe Musso fu catturato dai tedeschi e fucilato. In anni più recenti (1951 e 1994) i Carabinieri hanno svolto un enorme lavoro di coordinamento e di soccorso in occasioni delle esondazioni di Tanaro, Belbo, Bormida e Borbore; nel 1975 per liberare dalle Brigate Rosse l'industriale canellese Vittorio Vallarino Gancia perse la vita l'appuntato D'Alfonso, mentre qualche anno dopo cadde nel tentativo di sventare una rapina il carabiniere Ferdinando Stefanizzi, medaglia d'oro al valor militare, cui oggi è intitolata la caserma dei Carabinieri di San Damiano.

Il 12 novembre 2003 è caduto a Nassiriya il sottotenente Giovanni Cavallaro ma l'elenco di quanti hanno opposto la propria persona a tutela della collettività sarebbe assai lungo; un motto nato con i Carabinieri diceva: "usi obbedir tacendo e tacendo morir." Non è vuota retorica, ma uno stile di vita, di correttezza e di silenziosa capacità di sacrificio che nella storia dell'Arma ha trovato tanti esempi.

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