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Frutta e verduradal carcere… alla bancarella
Cronaca

Frutta e verdura
dal carcere… alla bancarella

Il colpo d'occhio è di quelli mozzafiato, con un tappeto di papaveri rossi aperti e fioriti che mettono addosso allegria e buonumore incontenibili. A riportarci con i piedi per terra è quel

Il colpo d'occhio è di quelli mozzafiato, con un tappeto di papaveri rossi aperti e fioriti che mettono addosso allegria e buonumore incontenibili. A riportarci con i piedi per terra è quel brusio che arriva dai due scatoloni in cemento che su quel rosso tappeto si affacciano: sono le voci dei 234 detenuti del carcere di Asti le cui celle danno sul cortile interno. Ma in quel cortile ci sono i germogli di speranza per un futuro oltre le sbarre: sia per chi vede il fine pena all'orizzonte, sia per chi invece sa di avere ancora molti anni di vita da detenuto. Ma con la dignità del lavoro anche le reclusioni più lunghe diventano sopportabili. I germogli sono quelli delle migliaia di piantine uscite dal semenzaio e messe a dimora nei circa 7 mila metri quadri di orto che, negli anni, è stato "strappato" all'area prima incolta.

E' da circa vent'anni che all'interno delle mura del carcere di Quarto i detenuti coltivano la terra; con il progetto "Coltiviamo la Libertà", il Ministero aveva finanziato l'acquisto di serre, di attrezzature e con le borse di lavoro aveva anche sempre pagato i detenuti selezionati per curarsi dell'orto prima e del frutteto poi. Ma i fondi scarseggiano e il rischio forte è quello di non poter proseguire l'attività agricola sprecando quanto fatto finora e privando i detenuti di una grande occasione di riscatto e di avvicinamento al mondo del lavoro e della formazione. Per questo motivo è ancora più importante la notizia del salto di qualità fatto dall'attività agricola carceraria. E' stato infatti formalizzato l'accordo fra la casa circondariale e la cooperativa sociale L'Asinergia: secondo quanto concordato tutta la gestione di orto e frutteto passa alla cooperativa che se ne occuperà secondo criteri economici ed aziendali.

Il primo risultato di questo nuovo accordo "esterno" al carcere è stata l'assunzione di un detenuto a 20 ore settimanali con uno stipendio che va dai 600 agli 800 euro. Ma Patrizia De Pollo, presidente della cooperativa, non nasconde l'obiettivo di arrivare a fare molte più assunzioni di detenuti. La superficie coltivata è di circa 18 mila metri quadri, fra frutta ed ortaggi, e la produzione potenziale è di 300 quintali annui. «Se riusciremo a "piazzare" tutta la produzione che esce dal carcere – ha detto la De Pollo – si apre la possibilità di fare molte altre assunzioni stagionali per tenere dietro ai ritmi di raccolta e cura delle coltivazioni». Il frutteto del carcere conta poco meno di 900 alberi di 75 specie diverse con un'attenzione particolare alle varietà rare autoctone, quelle che non si trovano più come i "pom marcun", i "carpendu" o i "pum del medich"; qualcosa viene coltivato a spalliera mentre gli altri diventano oggetto di "pratica" per la quindicina di detenuti che seguono il corso di formazione attivato dalla Casa della Carità e dei Mestieri. «Noi crediamo molto in questa iniziativa e faremo di tutto per sostenerla – ha detto la direttrice Elena Lombardi – perchè rientra pienamente nello spirito di riabilitazione dei detenuti. Per loro è fortemente educativo assaporare il frutto del proprio lavoro e la serenità di essersi guadagnati il pane con un lavoro onesto».

E' altrettanto importante che i consumatori comprendano il valore di questo progetto: tutti, infatti, possono contribuire semplicemente acquistando i prodotti coltivati in carcere alle bancarelle dell'Asinergia nei due appuntamenti settimanali del venerdì al mercatino di piazza Statuto e al sabato in quello di piazza Catena. «Finora abbiamo dato in vendita i piantini curati nel semenzaio – spiega l'agronomo che segue l'iniziativa Paolo Marin – in attesa di mettere in bancarella i primi frutti e i primi ortaggi». La serra interna, quella sulla quale si affacciano le celle, dispone anche di una linea di imbustamento per soddisfare le richieste più esigenti dei punti vendita. In carcere non si acquista nulla per la produzione agricola, ad eccezione del concime. Tutti i piantini sono in autoproduzione e le tecniche di coltivazione seguono pratiche totalmente naturali.

Daniela Peira

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