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biagio mazzeo
Cronaca
L’intervista

Sentenza Roggero, il Procuratore di Asti: «Servirebbe una patente per l’uso delle armi»

Il commento alle tante critiche piovute sulla condanna a 17 anni. Il dottor Mazzeo spiega perchè quanto accaduto non possa essere considerato legittima difesa

Un ciclone mediatico come pochi altri se ne sono registrati dopo una sentenza ha travolto la decisione della Corte d’Assise di Asti di condannare a 17 anni il gioielliere di Grinzane Cavour Mario Roggero per aver ucciso due rapinatori e averne ferito un terzo.
Tutti (tranne una sparutissima percentuale) hanno criticato la sentenza. Roggero per primo: dopo la lettura della condanna ha commentato: «Viva la delinquenza. Così l’Italia tratta un cittadino che paga le tasse da 50 anni». Sui vari social, sulle lettere ai giornali, nelle trasmissioni tv a copertura nazionale e fra la gente, l’imputato ne è uscito assolto e con la patente demagogica di eroe. La prima (e fra le poche) voci a difesa della sentenza è stata quella degli avvocati della Camera Penale di Asti che, per voce del suo presidente Davide Gatti, hanno affermato, fra l’altro, «Appare quantomeno inopportuno, quando non scriteriato, proporre valutazioni e presunte riflessioni che non tengono conto dei principi e delle regole del diritto al solo fine di ricercare o confermare consensi». Parlando poi di “sgrammaticatura istituzionale” in riferimento alle prese di posizione di politici di alta responsabilità. Una valanga di critiche che oggi ha colpito i giudici e prima aveva travolto la Procura della Repubblica che aveva portato Roggero sul banco degli imputati con le accuse di duplice omicidio volontario e tentato omicidio.
Sulle critiche abbiamo chiesto un commento al Procuratore di Asti, Biagio Mazzeo.

Prima voi e ora i giudici. Un processo molto criticato.
Attendiamo le motivazioni del giudice relatore, ma non avevamo dubbi sulla bontà delle indagini che sono state condotte dal pm Greco e sulla colpevolezza dell’imputato.
La Corte d’Assise ha inflitto tre anni in più rispetto alla condanna chiesta dal pm. Come si può spiegare?
E’ una questione di calcolo. La discrezionalità del giudice è molto ampia. Per il primo reato è più semplice perché si parte dal minimo e si applicano le attenuanti. E’ sugli altri reati in continuazione che c’è una forbice molto ampia dentro la quale i giudici possono muoversi. La condanna finale poteva andare dai 14 anni chiesti dal pm in aula fino ai 30 anni.
Una prima risposta a chi dice che 17 anni sono un’esagerazione di condanna?
E’ una sentenza sotto il minimo. Il codice penale, ricordo, prevede per l’omicidio volontario una pena non inferiore ai 21 anni. Per uno solo. Qui abbiamo due omicidi e uno tentato. E’ evidente che gli sono state applicate le attenuanti con grande generosità.
Perché non è stata legittima difesa?
Per due aspetti. Il primo è che l’azione delittuosa era cessata. Si stavano dileguando e non vi era presente né pericolo di aggressione, una minaccia all’incolumità fisica sua o della sua famiglia. L’altro aspetto riguarda la proporzione della sua reazione. I filmati restituiscono con grande chiarezza che lui li ha inseguiti per sopprimerli. E questa nessuna legge, nessun giudice potrà mai accettare una cosa del genere.
Perché non ha fatto neppure un giorno di carcere?
Nel nostro codice penale la detenzione è l’eccezione, non la regola. La misura cautelare si chiede se si intravvede il pericolo di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato, di fuga del reo. E in questo caso non si ravvisana nessuna di queste circostanze.
Non ha mai chiesto scusa alle famiglie delle vittime. Quanto può aver pesato sulle conclusioni del processo?
Il pentimento è un argomento molto più importante nella fase successiva, quella dell’espiazione della pena se e quando diventerà definitiva. E’ uno dei criteri che spingono il giudice di sorveglianza a concedere o meno dei benefici durante la carcerazione.
Carcerazione che non è all’orizzonte per Roggero?
Il codice penale italiano prevede, salvo casi rarissimi, la libertà dell’imputato fino a quando la sentenza non sarà definitiva. Sicuramente il suo legale farà ricorso alla Corte d’Assise d’Appello e poi alla Cassazione. Direi che prima dei prossimi due anni non vi sia una definizione del processo.
Come risponde alla valanga di critiche alla sentenza e ai tanti che sostengono che lui abbia fatto un favore alla società?
Chiedo di soffermarsi a riflettere su quanto accaduto. Per pochi istanti di “follia” dettata dalla rabbia, quest’uomo non solo ha tolto la vita a due persone, ma ha rovinato anche la vita sua e quella della sua famiglia. Anche economicamente. Se lui avesse fatto quello che ci si attende in casi di questo genere, avrebbe chiamato le forze dell’ordine, avrebbe trovato il modo di superare anche questa rapina e avrebbe ripreso la sua vita normale. Con un trauma, sicuramente, ma usare un’arma fuori dai limiti di legge, come in questo caso, rovina la vita a tutti.
Quindi in discussione è anche la circolazione delle armi?
In Italia chiunque può acquistare un’arma. Basta avere un certificato medico, non avere precedenti penali, e ottenere il nullaosta dalla Questura. Ma nessuno ti chiede di dimostrare di sapere quando e come la puoi usare. Per guidare una moto, un’auto o una barca bisogna superare un esame per dimostrare di conoscere i vari codici e le varie regole di circolazione. Per un’arma questo non è previsto.

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