Quarantanni fa, il 14 gennaio del 1973 allospedale San Martino di Genova moriva Gigi Monticone. Nato a Mongardino nel 1925, aveva solo 48 anni. Figlio di contadini, ha conosciuto la vita
Quarantanni fa, il 14 gennaio del 1973 allospedale San Martino di Genova moriva Gigi Monticone. Nato a Mongardino nel 1925, aveva solo 48 anni. Figlio di contadini, ha conosciuto la vita grama della gente di collina. Fino a ventanni alternando il lavoro tra i filari allo studio ha iniziato a scrivere del mondo contadino intingendo la penna nel sudore e nella lacrime della sua gente.
Nel romanzo La Vigna pubblicato nel 1965 ha dipinto un quadro vivo della vita contadina della prima metà del secolo scorso. Il libro ristampato nel 1990 ad iniziativa della Coldiretti ha avuto notevole successo. Nel 1981, in occasione di un convegno organizzato dallAmministrazione Provinciale che ha visto la partecipazione di nomi importanti della cultura nazionale sono stati pubblicati con il titolo Il mio tempo erano le stagioni diversi scritti di Gigi Monticone.
In una lettera del marzo del 1945, quando vivevamo ancora giorni di paura, ma già si sognavano gradi ideali per lormai prossima primavera di liberazione, Gigi mi aveva scritto: «Siamo figli di poveri contadini, uno più povero dellaltro, dobbiamo impegnarci perchè la nostra giovane democrazia non si dimentichi dei contadini, bisogna fondare un giornale che faccia sentire anche la voce della nostra gente. Mio padre sottolineava Gigi – è proprietario di un paio di vigne ed il tuo è schiavandaio, lavorano entrambi sudando sangue per darci unistruzione, affinchè noi possiamo, un giorno, dire con voce autorevole, a chi comanda di ricordarsi di coloro che sono schiavi di queste colline, schiavi che scioperano solo quando cade quella grandine bastarda che brucia tutto, che bestemmiano solo quando porta via il grano per i cristiani, il fieno per le bestie ed il vino per comprare loccorrente per vivere».
Per molti anni, su Astisabato il giornale che abbiamo fondato nel 1960, ogni settimana al piede della prima pagina, cera il suo Formichiere. Molti compravano il giornale solo per leggere quelle poche righe, sempre ben scritte, a volte pungenti, a volte commoventi, a volte polemiche che non concedevano repliche allavversario perchè lo lasciavano senza scuse.
In un Formichiere con il titolo Soraya moglie dello Scià di Persia va in vacanza dopo un periodo di riposo a St. Moritz, Gigi aveva scritto: «Anche nostra madre si riposa. Si riposa ogni domenica mattina quando, ancora buio, va alla prima messa e sta seduta nel banco a sentire la predica; va in vacanza quando al mercoledì corre al mercato di Asti per vendere mezza dozzina di uova ed una coppia di polli per comprare gli zoccoli per linverno. Non dobbiamo invidiare i ricchi, perchè forse sono più infelici di noi, però se dalla tavola del ricco Epulone non cadessero solo briciole, ma anche qualche pezzo di pane, sarebbe giusto».
Luigi Garrone