E’ così che Vito Ruggero, artigiano edile quarantenne di Savona, è stato denunciato per falso materiale nelle telecomunicazioni ed è finito sotto processo
Si era inventato uno scambio di chat e telefonate con Elena Ceste per diventare una star televisiva delle trasmissioni di intrattenimento che si occupavano del caso. E per guadagnarci un po’ di soldi. Ma gli è andata male e i carabinieri di Asti, che il caso lo stavano seguendo dal punto di vista giudiziario, lo hanno scoperto al primo interrogatorio.
E’ così che Vito Ruggero, artigiano edile quarantenne di Savona, è stato denunciato per falso materiale nelle telecomunicazioni ed è finito sotto processo.
Venerdì mattina, in aula davanti al giudice Martinetto, le prime fasi del dibattimento, in assenza dell’imputato.
Fra le testimonianze più esaurienti quella del luogotenente Salvatore Puglisi che ha partecipato attivamente a tutte le fasi della lunga e intricata vicenda giudiziaria riguardante la morte di Elena Ceste e l’arresto del marito Michele Buoninconti.
Ha raccontato che il 9 novembre del 2014, due settimane circa dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Elena nel rio Mersa a meno di un chilometro da casa sua, alla centrale operativa dei carabinieri di Asti è arrivata la telefonata di Ruggero che riferiva di avere cose importanti da riferire sul caso.
E’ stato immediatamente contattato e sentito. Lui si è presentato all’interrogatorio con una serie di screenshot (fotografie) delle chat che sosteneva di aver intrattenuto con Elena su un social di incontri. Ha raccontato di aver iniziato a parlare con “Eleasti” che gli aveva detto di essere sposata con un vigile del fuoco e di avere quattro figli. Solo al clamore mediatico scoppiato alla sua scomparsa, ha capito che si trattava della Ceste. E via così, raccontando che la donna gli aveva chiesto di incontrarsi a Motta ma lui non aveva accettato perché era sposato e con figli e aveva poi esibito la “copia” delle loro conversazioni via chat, in cui questa “Eleasti” (in un periodo intorno a settembre-ottobre 2013) raccontava di essere stufa del suo matrimonio, di voler divorziare perché il marito la picchiava, la trattava male ed era sicura che la tradisse”.
Ma ad un esame appena più approfondito è emerso che Ruggero si era inventato tutto e aveva “costruito” ad arte le chat per fotografarle e usarle con i mass media.
Quando ha confessato e i carabinieri gli hanno chiesto il perché di questo gesto, ha risposto di averlo fatto per questioni di soldi. Il suo lavoro stava andando male, aveva debiti e sapeva che le trasmissioni “del dolore” erano disposte a pagare bene le testimonianze inedite e importanti su questo caso, fino a 15 mila euro per comparsata. Lui aveva già contattato alcune di queste trasmissioni e stava trattando per le interviste quando è arrivata la denuncia.
Daniela Peira