Da cinque anni attende il risarcimento danni per le gravi conseguenze seguite ad una brutta caduta per strada. E cinque anni sono lunghi per una persona ultraottantenne che in quell’incidente ha perso l’uso della mano destra e dunque una buona parte della sua autonomia.
Davanti al Giudice di Pace del tribunale di Asti è arrivato il processo a carico di un amministratore di condominio per l’infortunio avvenuto nel 2017 in via Cafasso, all’ingresso della parte porticata su cui si affacciano negozi e vetrine di uffici.
Nessun giallo sulla caduta, ma davanti al giudice Mecucci la discussione è sui centimetri di marciapiede e su dove la donna aveva i piedi quando è inciampata ed è rovinata a terra sbattendo la testa contro un piccolo scalino scheggiato che le ha provocato tagli al viso e al braccio destro.
Il tratto di marciapiede in cui è inciampata a chi appartiene? Al condominio prospiciente oppure fa parte di quelle aree che il condominio aveva dato in concessione al Comune di Asti per il marciapiede pubblico? E, dunque, deve risponderne il condominio (e l’amministratore dal punto di vista penale) o il Comune di Asti?
Una discussione che va avanti da anni e vede contrapposti l’amministratore di condominio difeso dall’avvocato Caranzano e l’anziana costituita parte civile con l’avvocato Paola Fogliati. Nel frattempo, neppure un euro di risarcimento è stato versato perché le Compagnie di assicurazione interessate, vista anche l’entità dei danni fisici riportati, vogliono sia prima accertata l’effettiva responsabilità della caduta che era stata provocata, secondo le testimonianze, da un avallamento nel cemento in quel tratto di marciapiede prima dei portici.
Della vicenda erano stati interessati anche gli agenti della Polizia Municipale che avevano fatto i rilievi e i sopralluoghi dopo la denuncia della donna e che avevano fatto accertamenti di tipo catastale.