Stando alla norma, non potranno essere operative le macchinette che rientrano in un raggio di 500 metri da un luogo “sensibile” (come scuole, ospedali, chiese, centri sportivi), le quali dovranno così essere spente e poi rimosse
Corsa in tutto il Piemonte per spegnere le slot machine in bar e tabaccherie. Da lunedì anche nell’Astigiano è diventato operativo il blocco delle macchinette AWP, anche dette New Slot o Apparecchi Comma 6a, stabilito da una nuova legge regionale per arginare il diffondersi della ludopatia.
Stando alla norma, non potranno essere operative le macchinette che rientrano in un raggio di 500 metri da un luogo “sensibile” (come scuole, ospedali, chiese, centri sportivi), le quali dovranno così essere spente e poi rimosse.
Gli addetti ai lavori calcolano che 7 slot su 10 saranno quindi illegali. Un giro di vite che promette però di avere strascichi importanti perché se da un lato una parte della società civile plaude al provvedimento, dall’altra già si contano i mancati introiti da parte dello Stato e l’inevitabile perdita di posti di lavoro.
Secondo l’associazione di categoria Astro, con questa legge il Piemonte mette a rischio 243 milioni di euro di introiti l’anno. Solo per la provincia di Asti, in cui nel 2015 si contavano 1.316 macchinette, si stima una perdita per l’erario di 12,5 milioni di euro. «Con questa legge viene azzerata l’offerta di gioco “light” proposta nei bar e tabaccherie – commenta allarmato Massimiliano Pucci Presidente nazionale Astro – Se questo vuole essere un tentativo maldestro di “curare” la ludopatia temo non sortirà l’effetto voluto. I consumatori orienteranno semplicemente la loro preferenza verso altre forme di gioco, come quelle dei siti on-line. Inoltre, si fa un regalo al mondo del sommerso e della criminalità organizzata perché i giocatori abituali, pur di non rinunciare al video-poker, si rivolgeranno anche a forme illegali di intrattenimento».
Nella sua riflessione, Pucci non si ferma qui e aggiunge: «Siamo delusi e amareggiati. Il 7 settembre scorso, Regioni, Enti Locali e Stato avevano raggiunto un accordo sulla riorganizzazione territoriale della rete di vendita dell’azzardo legale. In questo accordo, confermato l’impegno di ridurre del 35% l’offerta, si era stabilito di dimezzare i punti destinati al gioco purché fosse garantita l’occupazione degli operatori del settore e una ridistribuzione dei punti gioco. Questo non è avvenuto e anzi. Con questa nuova legge regionale si abolisce di fatto il gioco d’azzardo legalizzato. Le aziende della filiera rischiano ora di chiudere, in ballo ci sono 6 mila posti di lavoro solo in Piemonte». La conferma arriva anche da “Fabrizio”, un gestore astigiano che preferisce restare anonimo. Fabrizio, che lavora nel settore da 30 anni, teme ora di dover chiudere la sua azienda. Lunedì ha dovuto spegnere 120 macchinette e apporre un cartello che avvisa la clientela della prossima rimozione.
«Di fatto, con questa legge, non ho più un lavoro e dovrò licenziare i miei due dipendenti» spiega. Quella di Fabrizio è una realtà piccola, che si occupa di dare in affitto e installare le macchinette e slot nei bar tabaccheria, ma vi sono aziende che lavorano alla programmazione dei software o alla fabbricazione delle componenti meccaniche con 100 e anche 300 dipendenti. A rimetterci, però, saranno anche i gestori dei bar, che dovranno rinunciare ad una parte dell’incasso importante. «Parliamo di una perdita sui 400-500 euro a esercizio – spiega Fabrizio – per molti miei clienti era un buon modo di far quadrare i conti. Se la Regione non farà un passo indietro le ricadute economiche e sociali saranno disastrose».
Il provvedimento non sembra però interessare le sale gioco, per le quali è concessa una proroga di un anno.
Lucia Pignari