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Vertice in Prefettura

Stati generali del controllo del vicinato: cosa funziona e cosa no

Gli occhi dei residenti restano un grande strumento di controllo anche se il proliferare delle telecamere funziona da deterrente. Non senza criticità però

Può essere definito un incontro sugli Stati Generali del controllo del vicinato quello voluto nei giorni scorsi dal Prefetto di Asti, Claudio Ventrice. Una chiamata che ha visto la partecipazione dei sindaci dei Comuni in cui è attivo, di quelli in cui c’è intenzione di partire presto, di tutti i comandanti di stazione dei carabinieri, i comandanti delle Compagnie, del Questore e dei vertici delle altre forze di polizia.

E’ la prima volta che si ritrovano tutti insieme, dopo la firma del primo accordo nel 2017, e l’obiettivo era quello di confrontarsi su cosa funziona e cosa va rivisto in questo particolare servizio di prevenzione dei reati e di controllo di un territorio particolarmente dispersivo come quello della provincia di Asti.

«Conosco bene la solitudine dei sindaci dei Comuni piccoli nell’amministrare il loro territorio – ha esordito il Prefetto – e il controllo del vicinato è l’applicazione più efficiente di quel circolo virtuoso che mette insieme forze dell’ordine, amministratori e cittadini nel tenere alto il livello di sicurezza». Nella provincia di Asti sono attualmente attivi 34 protocolli: 33 sul territorio e uno nel quartiere San Fedele di Asti.

«In realtà si tratta di una pratica che non fa altro che organizzare un’attenzione già presente da sempre  nei paesi – ha ancora detto il Prefetto – e che si è già rivelata preziosa per le indagini e le ricerche di persone sospette. Uno strumento in più per arginare furti e truffe che sono i reati più frequenti. Tenendo sempre ferme alcune regole ferree di questi gruppi: non si interviene, non si fa schedatura di veicoli e persone, non si organizzano ronde o cose del genere, si tutela la privacy, le segnalazioni le fanno solo i referenti dei gruppi».

Ma come stanno funzionando? Il consigliere Caranzano, da Tigliole, dà un giudizio positivo: «Abbiamo telecamere anche nelle frazioni e un gruppo di 54 partecipanti. Funziona bene, ma manca un feedback delle segnalazioni che vengono passate alle forze dell’ordine. Sapere se servono, se hanno portato a qualcosa o se sono state carenti di qualche dato: sapere questo consentirebbe al gruppo di affinarsi ulteriormente».

Da Dusino San Michele il sindaco Valter Malino porta un’esperienza operativa molto interessante: «Abbiamo telecamere obsolete che non conviene aggiustare e finora siamo stati esclusi dai bandi. Però abbiamo acquistato delle telecamere mobili che costano meno e consentono di posizionarle all’occorrenza. Sono un ottimo deterrente e con esse abbiamo scoperto chi abbandona rifiuti nelle discariche abusive o chi frequenta luoghi pubblici con scopi sospetti».

Molto calata nella realtà del suo paese anche la sindaca di Fontanile, Sandra Balbo: «Siamo stati dei pionieri del controllo del vicinato dopo un’ondata di furti. E abbiamo corretto il tiro adeguandoci all’età e alle capacità comunicative dei tanti anziani che fanno parte dei gruppi. Così, invece di basare tutto sui messaggi whatsapp, abbiamo anche attivato delle “catene telefoniche”, suddivise per vie, in modo da coinvolgere anche chi non ha il cellulare oppure si trova ancora più a suo agio con il telefono fisso. E funziona benissimo».

Il paese di Villafranca d’Asti può contare su 63 telecamere di sorveglianza, ma i suoi cittadini non hanno risposto con entusiasmo al  controllo del vicinato: «Ad oggi abbiamo solo 3 gruppi con 40 iscritti in totale, troppo pochi per la vastità del nostro territorio comunale. Abbiamo in programma una serie di incontri per promuoverlo e raccogliere nuove adesioni» ha detto il sindaco Anna Macchia.

E poi ci sono le osservazioni più tecniche, come quella del capitano Conti, Comandante della Compagnia Carabinieri di Canelli: «Molti Comuni, proprio per ragioni di bilancio, hanno acquistato le telecamere con i bandi ma poi restano spente perchè non ci sono soldi per la loro manutenzione. Meglio averne di meno ma sempre efficienti e sistemate in punti strategici».

Sempre a proposito di telecamere interviene anche il comandante della stazione carabinieri di Incisa Scapaccino: «Sì alle nuove telecamere con la lettura delle targhe, ma servono anche quelle cosiddette di contesto, cioè quelle che riprendono il veicolo in transito. Questo perchè spesso le vittime di furti e truffe sono anziane che si ricordano a malapena il colore dell’auto, figuriamoci il numero di targa. Che poi, spesso, è anche contraffatta».

Se c’è un Comune astigiano che ha dato prova dell’efficacia delle telecamere, quello è Canelli. Il vicesindaco Paolo Gandolfo ha ricordato che sono 311 quelle attivate, anche nelle frazioni, tutte collegate in tempo reale alla centrale operativa della Polizia Locale che in più occasioni ha fornito le riprese per importanti indagini.

Fra le richieste anche quella del sindaco di Ferrere, Silvio Tealdi che auspicherebbe almeno un incontro all’anno di tutti i coordinatori per dare omogeneità e aggiornamento al servizio.

 

 

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