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Cronaca

Strade cittadine, abbiamo testato
i disagi segnalati dai lettori

Ztl inutili, collegamenti senza uscita, dedali nel centro storico: un viaggio lungo 45 km. Alcune vie cittadine, pur essendo relativamente nuove, sono troppo strette per contenere doppia viabilità e parcheggi. Il ruolo di via Atleti Azzurri Astigiani: una parallela di corso Torino che, continuando in via Gerbi, potrebbe sopperire in parte alla mancanza della TSO…

Quando saliamo in auto azzeriamo il contachilometri e impostiamo il navigatore: la nostra avventura per le strade cittadine in cerca delle criticità segnalate dai lettori inizia da piazza Torino che attraversiamo per raggiungere corso Don Minzoni e via dello Sport. Arrivati in via Gerbi vorremmo proseguire in direzione di strada Atleti Azzurri Astigiani per lasciare Asti senza dover gravare su corso Torino ma non possiamo farlo perché, pur essendo la via relativamente nuova e a ridosso di un insediamento residenziale, è troppo stretta per consentiere il doppio senso di marcia. Infatti ci troviamo davanti ad un divieto che ci obbliga a fare inversione per tornare sui nostri passi. Peccato, perché se la strada fosse stata a doppio senso (come ci si aspetta da tutte le strade di nuova costruzione) Asti avrebbe avuto un importante collegamento strategico tra corso Torino (zona Obi) e viale Don Bianco (zona cimitero), quasi una mezza tangenziale.

Torniamo indietro e risaliamo su corso Torino per svoltare, poco dopo, in via Corridoni. Superato il muro dell’ex Maternità ecco la seconda curiosa segnalazione all’altezza di via Duca degli Abruzzi: se svoltiamo a destra troviamo la via a senso unico (oggettivamente più agibile data la scarsa larghezza della carreggiata) ma se giriamo a sinistra, pur essendoci la prosecuzione della stessa strada con la medesima ampiezza, troviamo un doppio senso di marcia, con tutti i disagi del caso non appena ci imbattiamo in un veicolo che procede nella direzione inversa. Magari estendere il senso unico in tutta la strada eviterebbe questo disagio e lascerebbe spazio per i parcheggi in linea. Constatato questo “difetto” procediamo verso via Nogaro fino a salire all’altezza della rotondina all’angolo con via Rabioglio: qui non possiamo procedere in direzione di via Giovanni XXIII (sono poche decine di metri) ma non possiamo neanche girare in via Rabioglio verso via Conte Verde.

Ci troviamo imbottigliati e per continuare il viaggio torniamo indietro su via Nogaro e giriamo in via Sanzio, poi in via Bistolfi e quindi finalmente ci ritroviamo in via Giovanni XXIII. Sicuramente l’idea di non poter percorrere l’ultimo tratto di via Nogaro (che è a senso unico) è un disagio per gli automobilisti ma lo è di più per chi guida mezzi ancora più grandi. In via Conte Verde, all’altezza di via Musso, ci viene segnalata la pericolosa strettoia dovuta alla presenza di parcheggi su entrambi i lati della carreggiata, una strettoia rischiosa per i mezzi di soccorso che viaggiano spediti lungo la strada ma anche per gli automobilisti. Decidiamo quindi di tornare verso il centro storico passando da piazza Lugano con l’intenzione di raggiungere il parcheggio di piazza Castigliano. Imbocchiamo via Giobert e giriamo in via Natta e qui troviamo una nuova “pecca” segnalataci dai lettori. Sarebbe più comodo se si potesse girare a sinistra in via Milliavacca, (oggi delimitata da un piccolo tratto di Ztl) per raggiungere direttamente il parcheggio ma, non potendolo fare, dobbiamo procedere verso piazza Cattedrale, via Caracciolo, via Carducci allungando il giro – e inquinando più del necessario – fino a raggiungere la nostra meta.

Da piazza Castigliano proviamo a spostarci in un altro parcheggio, quello di piazza Roma, e qui ecco un’altra criticità. L’unica strada d’accesso è via Monsignor Rossi, la strettoia che si imbocca in piazza Catena. Una via che non è adatta a sopportare tutto il traffico (anche quello pesante) diretto verso i giardini Alganon ma, con la chiusura del doppio senso di marcia in corso Alfieri (tra palazzo Ottolenghi e piazza Roma) è diventata l’unica via percorribile rimasta (salvo possedere permessi per viaggiare nella Ztl). Superato il parcheggio di piazza Roma decidiamo di tornare in piazza Catena, procedere per via Zangrandi e, da qui, impostiamo il navigatore diretti verso piazza I° maggio. Ecco la peggiore criticità che dobbiamo affrontare. Già, perché se da via Morelli vogliamo lasciare il centro storico per raggiungere piazza I° maggio dobbiamo percorrere via Antica Zecca, via Verdi e qui troviamo l’obbligo di svoltare a destra, scendendo in corso Dante, per poi andare a sinistra in via Crispi, infilandoci nella strettissima via Gambini, in via del Cavallino e finalmente spuntare in corso Alfieri.

Un giro assurdo, considerata la mole di traffico “parassitario” che ogni ora insiste su corso Dante. L’alternativa? Scendere da corso Dante e fare tutto il giro “turistico” di piazza Alfieri per poi risalire all’altezza dell’Hotel Reale e svoltare a sinistra in corso Alfieri, direzione Santa Maria Nuova. Probabilmente se dal primo tratto di via Verdi, invece di essere obbligati a svoltare in corso Dante si potesse proseguire diritto (invertendo il senso di marcia nel secondo tratto di via Verdi e fino in via Fontana) si potrebbe uscire dalla zona più “calda” raggiungendo facilmente Santa Maria Nuova senza fare troppi giri inutili (e inquinanti). Da piazza I° Maggio raggiungiamo corso Alessandria e la nuova rotonda davanti all’Unieuro: qui, incredibilmente, troviamo ancora un’altra strada inaugurata da poco ma troppo stretta per consentire il doppio senso di marcia: è strada Bosia aperta in direzione della zona industriale ma non viceversa.

Obbligati facciamo il giro di entrambe le aree industriali e anche qui non mancano le sorprese: nella zona produttiva a ridosso del centro commerciale “Il Borgo” scopriamo che ci sono almeno tre strade senza sbocco pur essendo di servizio per numerose attività e all’interno di importanti zone produttive. Si tratta delle vie Buronzo, Bottego e Caboto sulle quali noi, come altri mezzi, siamo costretti a fare inversione di marcia per poter uscire dall’area e tornare sui nostri passi. Qui finisce il nostro giro dopo aver percorso 45 km tra quelle che potrebbero essere definiti i trabochetti della viabilità cittadina.

Riccardo Santagati
Twitter @riccardosantaga

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