In corso Volta, al terzo piano, una bussata alla porta anche se non ce nè bisogno perchè è soltanto socchiusa. Da dentro arrivano voci tremanti e pianti. E la casa di Aleks, il bambino
In corso Volta, al terzo piano, una bussata alla porta anche se non ce nè bisogno perchè è soltanto socchiusa. Da dentro arrivano voci tremanti e pianti. E la casa di Aleks, il bambino di origine albanese di sette anni morto dopo una caduta dal terzo piano. «Mirembrema Buonasera» stringendo la mano ad un uomo con gli occhi rossi. Nella casa semplice solo i mobili indispensabili. I muri sono spogli e contro loro si stagliano cinque donne tutte cupe e vestite di nero. Una di queste sta sfogliando dei quaderni, ci sono dei disegni infantili, colorati e vivaci. Un bambino ha disegnato tutta la sua famiglia: la mamma, il papà e il fratellino.
Poi la donna apre una cartellina piena di disegni dei compagni di classe di Aleks e su uno dei fogli si legge, con grafia infantile: «Sono molto triste. Mi manchi tanto. Sarai per sempre nel mio cuore. Il tuo migliore amico». La donna si copre il volto con le mani e scoppia nellennesimo pianto amaro, ripetendo il nome di suo figlio, Aleks, Aleks!. Nessuna parola ha un senso. Cala il silenzio, si sentono soltanto i cucchiaini ticchettare contro le tazzine di caffé: gli stomaci sono chiusi ma non si può rifiutare un segno di ospitalità. Ad un tratto entra un bambino, è piccolo ma cammina veloce. Finalmente negli occhi spenti e senza vita della madre si accende una luce, si scorge un po di dolcezza.
Aleks è stato sepolto nei giorni scorsi, nel corso di una cerimonia che ha dato il segno della tanta solidarietà materializzata intorno alla famiglia di Aleks con piccoli gesti concreti così importanti in un momento di reale sostegno. Dai genitori dei bambini della 2D della scuola elementare Dante, la stessa di Aleks, alle famiglie italiane che hanno raccolto fondi tra parenti e amici pur rimanendo anonime per non sciupare la bellezza del gesto.
Ornella Darova
