E' stata un'ispezione all'insegna della tranquillità e della serenità quella che è avvenuta venerdì mattina nella casa di Motta dove vivono marito e figli di Elena Ceste, la donna
E' stata un'ispezione all'insegna della tranquillità e della serenità quella che è avvenuta venerdì mattina nella casa di Motta dove vivono marito e figli di Elena Ceste, la donna scomparsa quasi un anno fa e ritrovata morta ad inizio ottobre. Gli investigatori scientifici, accompagnati dai carabinieri che stanno indagando sulla morte della donna, si sono recati nella grande casa unicamente per verificare la potenza di trasmissione dei segnali telefonici, dalle varie camere dell'abitazione. Una verifica che, per ora, non è dato sapere a cosa porterà e come si inserisce nella complessa indagine che sta andando avanti senza sosta da mesi, ormai. In casa era presente il marito, Michele Buoninconti e i suoi legali, l'avvocato Chiara Girola coadiuvata dal collega di studio Alberto Masoero che hanno assistito agli accertamenti tecnici fatti dagli esperti.
Gli stessi avvocati che sono stati pesantemente attaccati nell'ultima puntata di Porta a Porta, accusati di totale immobilismo nella vicenda. «Hanno scambiato il silenzio della difesa – spiega l'avvocato Masoero – per assenza nel caso o, peggio disinteresse. Noi vorremmo invece spiegare che il nostro atteggiamento defilato è frutto del rispetto per il codice deontologico della nostra professione, prima di tutto. E poi, la nostra non partecipazione a dibattiti, trasmissioni e, più in generale, ad un processo che si sta facendo nei salotti tv, va nel segno di tutela della privacy dell'indagato e del lavoro che gli inquirenti stanno svolgendo». Per la difesa, in questa delicata fase delle indagini, servono più che mai misura ed equilibrio. «Anche perchè – ricorda Masoero – in questo momento la difesa non ha in mano alcun atto che riguardi il caso e dunque, qualunque cosa possa venir detta in tv, sarebbe solo frutto di deduzioni senza fondamento».
Un chiaro riferimento ai numerosi talk show che si sono susseguiti e continuano a tener banco sul caso Ceste con la partecipazione di ospiti illustri che discutono per ore esclusivamente su indiscrezioni giornalistiche non confermate, su ricostruzioni fatte sulla base di raccolte autonome di testimonianze e dati senza però avere il quadro completo della situazione. «Se mai dovesse nascere un processo da questa vicenda – prosegue Masoero – dovrà tenersi nelle aule di un tribunale, non in televisione come sta avvenendo adesso. E, tanto per essere chiari, io e la collega Girola siamo invece molto attenti ad ogni sviluppo di questo caso e stiamo seguendo ogni minimo particolare della vicenda».
Ce n'è anche per i colleghi blasonati di fama nazionale che nelle scorse settimane, da quando Michele Buoninconti è stato indagato per la morte della moglie (l'unico finora) si sono offerti di difenderlo gratuitamente in cambio della pubblicità che questo caso può portare per la risonanza mediatica della quale gode. «A questi avvocati – si rivolge Masoero – ricordo solo che hanno violato apertamente la legge offrendo le proprie prestazioni professionali. Cosa vietata». La visita nella casa Ceste-Buoninconti di venerdì scorso è stato il secondo incontro di Michele con i suoi avvocati difensori. Il primo è avvenuto telefonicamente all'indomani della notifica dell'avviso di garanzia per omicidio contestuale a quella dell'inizio delle operazioni autoptiche sui resti della moglie per la quale l'uomo non ha nominato alcun consulente di parte.
Daniela Peira