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Terminali lenti, alla stazione di Astifare il biglietto è un'odissea
Cronaca

Terminali lenti, alla stazione di Asti
fare il biglietto è un'odissea

Disagi tra i pendolari e i viaggiatori alla stazione di Asti. Per una serie di rallentamenti dei sistemi fare un biglietto negli ultimi giorni è infatti diventata un’odissea. Nulle o quasi le

Disagi tra i pendolari e i viaggiatori alla stazione di Asti. Per una serie di rallentamenti dei sistemi fare un biglietto negli ultimi giorni è infatti diventata un’odissea. Nulle o quasi le informazioni fornite dall’azienda. E intanto spunta un cancello sotto al Movicentro e un cartello informa che da mercoledì il passaggio pedonale verrà chiuso. Durante il giorno per arrivare in stazione da Piazza Campo del Palio bisognerà quindi obbligatoriamente usare il saliscendi. Per motivi di sicurezza, dicono.
I peggiori disagi ci sono stati nelle giornate di domenica e lunedì a biglietterie chiuse. Domenica mattina, tra i pochi pendolari che tentavano l’avventura verso Milano o Torino, intorno alle cinque, complice l’orario e la stanchezza le facce erano veramente cupe. Biglietterie chiuse, emettitrici automatiche fuori uso, edicole e tabaccai chiusi. Nessuna possibilità di fare i biglietti e nessuna informazione disponibile.

«Caro ragazzo – mi sorride una anziana signora – spesso è così. Sembra che i pendolari non li vogliano. Siamo clienti di serie B, non abbiamo i soldi per viaggiare in alta velocità. Così l’unica cosa alta è la spesa che mi tocca ogni mese. Oggi non ho potuto fare il settimanale e facendo il biglietto in treno ci rimetto pure dei soldi». I commenti sono più o meno tutti gli stessi. Cosa lascia un po’ interdetti è che il disagio sia stato riscontrato già sabato pomeriggio e nessuno si sia preoccupato almeno di segnalarlo in modo adeguato. Solo un foglietto in mezzo a tante belle pubblicità patinate con su scritto a mano: «Terminali lenti – no bancomat no carte di credito» e «non è possibile emettere biglietti con prenotazione».

Alla richiesta di spiegazioni, un capostazione di passaggio resta inflessibile e se ne va allargando le braccia. Anche l’impatto con la stazione non è dei migliori visto che una delle porte di ingresso è fasciata con il nastro da cantiere e immagine migliore non la dà certo il sottopassaggio che porta ai treni. Dove il soffitto a vista sembra “voler ricordare l’alluvione” dice ancora la signora che ormai fa da guida. Uscendo, un bel totem strilla: “Cento stazioni”, la reclame del piano di ristrutturazione degli spazi commerciali interni. Ecco, magari invece di cento stazioni ne basterebbe una. Che funzionasse però.

Lodovico Pavese

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