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Cronaca
Processo

Testimone sconfessato, imputato assolto

Curioso processo in cui la difesa ha dimostrato che una testimonianza era viziata da un legame troppo stretto con la parte offesa

Quei sospetti sulla eccessiva amicizia fra parte civile e testimone oculare sono stati determinanti per assolvere un imputato dall’accusa di minacce.
Una storia curiosa e intricata che riguarda due commercianti di corso Alfieri e il marito dell’ex dipendente di uno dei negozi.
Una commerciante, per la precisione, che aveva licenziato una sua dipendente la quale le aveva fatto causa arrivando poi ad un accordo di circa 25 mila euro di buona uscita. Sembrava tutto finito lì invece la stessa commerciante ha denunciato il marito della ex dipendente accusandolo di averla minacciata pesantemente una mattina prima dell’apertura del negozio proprio in seguito alla causa di lavoro seguita al licenziamento.
Un’accusa dalla quale l’uomo si è sempre fieramente difeso, assistito dall’avvocato Florio, respingendo con tutte le sue forze di aver mai minacciato l’ex datrice di lavoro della moglie.
Ma contro di lui c’era una testimonianza molto “pesante”, quella di un altro commerciante, con il negozio dirimpettaio a quello della ex datrice di lavoro, che ha fatto in aula un racconto fotocopia della denunciante su quanto accaduto quel sabato mattina.
Una testimonianza che è stata contestata fin da subito dall’avvocato Florio che ha deciso di fare indagini difensive approfondite. Le quali hanno dato i loro frutti. Infatti, mentre in aula l’uomo ha dichiarato di conoscere solo di vista la negoziante dirimpettaia, secondo le indagini difensive i due si frequentavano da tempo e vivevano insieme in un alloggio vicino ai due negozi. Inoltre il titolare di un bar vicino ha sostenuto sotto giuramento che l’imputato era sì sceso in strada quel sabato mattina, ma ben prima di quando si sarebbe tenuta l’aggressione verbale denunciata. E sempre all’ora in cui la donna ha detto di essere stata “apostrofata” per strada, l’imputato era già al lavoro, come confermato dal suo datore. Di qui la decisione del giudice di mandarlo assolto.

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