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Cronaca
Protesta

Trattori in viaggio per il flash mob di protesta contro il proliferare dei cinghiali

Fra poco parte la protesta in tutto il Piemonte. Nella nostra provincia si terrà ad Asti, a Castelnuovo Don Bosco e a Villanova

Trattori in viaggio verso i punti di ritrovo del flash mob che a partire dalle 10 si terrà in numerose località del Piemonte. Trattori che si piazzeranno su terreni privati a ridosso di strade molto trafficate “vestiti” da cartelli che sintetizzano perfettamente lo stato d’animo di chi si affaccia ad un’altra stagione di semine fortemente compromesse dal sovraffollamento di cinghiali.

Ad Asti la protesta si concentra in un campo all’uscita dal casello di Asti Est, a Castelnuovo vicino allo stabilimento della ICP e a Villanova su un appezzamento prospiciente la statale per Chieri alla prima rotonda in arrivo da Dusino.

L’iniziativa è del Coaarp, il Comitato Amici Ambienti Rurali Piemontesi che si è costituito in primavera proprio per levare alta la loro richiesta di attenzione sulla presenza senza controllo degli ungulati selvatici.

E non è solo una questione agricola. Come ormai le cronache confermano, sono sempre più numerosi gli incidenti di automobilisti contro cinghiali, sia su strade secondarie che su quelle ad alto scorrimento e sull’autostrada (ne sono stati contati 500 solo in Piemonte). Inoltre la loro presenza sta alterando gli ecosistemi con gravissimi danni alla piccola fauna e all’avifauna che nidifica a terra e si vede i nidi distrutti dai cinghiali. Danni ingenti sono registrati anche nelle tartufaie, veri e propri gioielli della nostra provincia. Senza contare, infine, il rischio di diffusione di malattie come la temutissima peste suina africana e altre zoonosi.

Il Coaarp in questi mesi ha intessuto contatti ad ogni livello per trovare una soluzione condivisa alla proliferazione dei cinghiali, ma finora grandi risposte non ne sono arrivate.

Così ha avanzato delle proposte che partono  dalla gestione professionale della popolazione del cinghiale non più delegandola totalmente ai cacciatori per evitare l’utilizzo di risorse finanziarie pubbliche per indennizzare gli agricoltori (soldi della comunità che non ripagano mai i danni realmente subiti). Con un no deciso alla filiera della carne di cinghiale in quanto non può esserne garantita la salubrità e ingenerebbe il rischio di mantenimento della popolazione selvatica per ragioni economiche. Contrarietà anche di gran parte degli agricoltori alla pratica dell’autodifesa: prevista per legge viene vista però come un onere aggiuntivo a carico dell’agricoltore il quale, dopo una giornata dei campi, dovrebbe tornarci armato di carabina per andare a caccia di cinghiali.

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