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Truffa per 2 milioni di eurosui siti internet, un astigiano coinvolto
Cronaca

Truffa per 2 milioni di euro
sui siti internet, un astigiano coinvolto

E' di Montechiaro il consulente informatico che realizzava i siti per imprenditori piemontesi. Giro di fatture gonfiate per riuscire a coprire interamente il costo con il contributo di Finpiemonte che prevedeva solo un finanziamento del 50%.

Parla anche astigiano la truffa scoperta ieri dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Torino. Un giro di fatture gonfiate e di altre totalmente fittizie che gravitavano intorno ai contributi di Finpiemonte alle imprese per il rinnovo dei propri siti internet.
Di Montechiaro è infatti uno dei tre della società che offriva consulenze un po’ speciali, dove gli imprenditori più spregiudicati potevano avere il loro sito completamente gratis a spese di Finpiemonte, il braccio finanziario della Regione Piemonte.

E la sede della società è stata fissata formalmente ad Asti, in centro città, anche se, di fatto, tutta l’attività si svolgeva a Torino.
Nella società di consulenza ognuno aveva il suo ruolo ben preciso: uno era il  procacciatore di pratiche che andava a proporre il loro “pacchetto” agli imprenditori spiegando il funzionamento della truffa e ottenendo il loro consenso. Un altro, quello di Montechiaro, realizzava materialmente il sito per le ditte mentre una terza persona controfirmava le perizie richieste da Finpiemonte certificando falsamente la regolarità delle pratiche.

La legge prevede un contributo del 50% sul costo di investimento per realizzare un nuovo sito; l’altro 50% è a carico dell’imprenditore. Grazie alla società di consulenza, gli imprenditori facevano figurare il costo dell’investimento al doppio di quello realmente sostenuto; in questo modo il contributo del 50% di Finpiemonte in realtà copriva l’intero costo del progetto e della sua realizzazione.
In alcuni casi l’imprenditore sborsava solo la “provvigione” di intermediazione della consulenza, in altri neppure quello, riuscendo a ricomprenderla nel contributo. In un secondo tempo veniva attivato un giro di fatture false per consentire all’imprenditore di “rientrare” di quel 50% “gonfiato” che però doveva comunque essere sborsato per via della tracciabilità della contabilità.

In tutto sono 140 gli indagati in Piemonte per questa truffa che era stata ideata dai tre titolari della società di consulenza. In tutto sono state accertate delle irregolarità per circa 2 milioni e 200 mila euro; considerando che il contributo, in media, era di circa 15/20 mila euro a pratica, si deduce che il giro della truffa fosse molto largo.
L’indagine, coordinata dal pm Destito, registra solo indagati a piede libero ma la Guardia di Finanza ha eseguito sequestri preventivi in beni ed immobili per un valore che si avvicina a quello complessivo accertato dalla truffa.

Daniela Peira

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