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Una “mancanza di rispetto”è costata la vita a Di Gianni
Cronaca

Una “mancanza di rispetto”
è costata la vita a Di Gianni

A quasi due anni e mezzo di distanza dall'omicidio di Luigi Di Gianni, meglio conosciuto come "Gino di Foggia", lentamente emergono i dettagli dell'accurata indagine dei carabinieri

A quasi due anni e mezzo di distanza dall'omicidio di Luigi Di Gianni, meglio conosciuto come "Gino di Foggia", lentamente emergono i dettagli dell'accurata indagine dei carabinieri di Asti che hanno portato all'identificazione di due giovani nel poco invidiabile ruolo di killer. Si tratta di Ferdinando Catarisano, 22 anni abitante a Costigliole e del cugino Ivan Commisso, 26 anni, calabrese di origine ma dimorante in Svizzera. Per la prima volta si legge nelle carte il movente che avrebbe scatenato la fatale spedizione punitiva in cui ha perso la vita Di Gianni dopo essere stato attinto da quattro colpi di fucile sparati a breve distanza mentre stava caricando l'auto nel vialetto di fronte alla sua casa di Isola.

Ad aver infastidito la famiglia Catarisano sarebbe stato, secondo l'accusa, un accordo economico che riguardava il night club Odeon di Strevi in cui Di Gianni lavorava. Decisiva è stata la testimonianza del gestore del night che agli inquirenti ha raccontato i particolari economici che regolavano i suoi rapporti con la proprietà del locale. Locale che era passato in eredità alla figlia del proprietario deceduto due anni prima del delitto. La ragazza aveva stretto un patto con il nuovo gestore che prevedeva il pagamento di 2 mila euro di canone al mese. Nel corso dei mesi, però, era emerso un debito pregresso di circa 24 mila euro fra mancati pagamenti di affitti, bollette dell'acqua e della luce imputabili alla precedente gestione. Una situazione che si è aggravata tanto da portare l'Enel all'interruzione dell'energia elettrica al locale. Il nuovo gestore non voleva provvedere al pagamento di un debito non suo e la proprietà non intendeva saldare il dovuto per le utenze. La figlia del proprietario ad un certo punto, aveva passato la gestione della spinosa questione al fidanzato Ferdinando Catarisano e al padre di quest'ultimo affinchè trovassero un accordo per uscire dall'empasse.

Gli atti parlano di un incontro avvenuto in un bar del quartiere San Pietro proprio fra Catarisano padre e figlio, il nuovo gestore dell'Odeon e Di Gianni. Ne è nato un confronto anche serrato e vivace in cui Di Gianni ha insistito per imporre una soluzione: la nuova gestione si sarebbe accollata il debito ma avrebbe dimezzato la corresponsione del canone mensile fino al saldo del pregresso. Secondo i giudici del riesame, fu proprio quell'appuntamento e il comportamento tenuto in quell'occasione dalla vittima a segnare la fine di Di Gianni perchè i Catarisano si videro notevolmente diminuiti i guadagni che speravano di incamerare dando in gestione il club e perchè «era in atto da parte del Di Gianni una vera e propria "mancanza di rispetto" che nel particolare ambiente dei night club e degli affari, anche illeciti ad essi legati, avrebbe potuto determinare una perdita di prestigio dei Catarisano tanto da rendere problematica la conclusione di affari analoghi».

Di qui, secondo gli investigatori, la decisione di eliminare Di Gianni ritenuto ormai un ostacolo. L'ordinanza contiene diversi stralci di verbali e di interrogatori con un'ampia sezione dedicata alle intercettazioni ambientali e telefoniche della famiglia Catarisano e di amici loro molto vicini sia nel costigliolese che nell'astigiano. Anche l'analisi delle celle telefoniche collocano i due presunti killer nei pressi della casa di Di Gianni nei minuti in cui è avvenuto l'omicidio. Tutti atti che sono stati vagliati a fondo dai giudici torinesi del Tribunale del Riesame nella battaglia fra Procura di Asti e Gip: la prima ha richiesto per ben due volte l'arresto dei due giovani mentre il Gip per due volte lo ha respinto non ritenendo sufficienti gli elementi portati a supporto dell'accusa. Per i giudici torinesi, invece, gli indizi raccolti dagli investigatori bastano per portare in carcere i due. A dire l'ultima parola sarà la Corte di Cassazione presso la quale è stato opposto ricorso sull'ordine di custodia cautelare.

Daniela Peira

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