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chiara ferragni
Cronaca
Truffa

Usa la foto della Ferragni su Fb e si spaccia per malata terminale per farsi versare dei soldi

Singolare processo per truffa i tribunale ad Asti. Napoletana condannata a 6 mesi per i 600 euro inviati da un astigiano di buon cuore

Non si può definire una “truffa romantica” perché non vi è stato un innamoramento attraverso i social, ma romantico è lo spirito con il quale un astigiano pensava di aiutare una malata terminale di tumore e ha scoperto invece che si trattava solo di una donna in cerca di soldi facili.
Proprio lei, difesa d’ufficio dall’avvocato Elena Toppino, era imputata di truffa e nei giorni scorsi si è tenuto il processo che ha visto come testimone principale il suo “benefattore”.
Vive in un paese dell’Astigiano e ha candidamente ammesso di aver fatto il primo passo per contattare la donna che aveva sia un profilo Facebook personale (con la foto di Chiara Ferragni come profilo) che un gruppo di sostegno alla sua “malattia”.
Si è presentata come una pediatra al servizio in un ospedale di Roma gravemente malata di tumore.
E’ stato questo aspetto che ha immediatamente attirato l’attenzione dell’astigiano, persona votata all’aiuto del prossimo, profondamente religioso e praticante, alla ricerca di persone da aiutare e da confortare con gli esempi cristiani.
La donna, capito il suo spirito altruistico, ne ha approfittato, chiedendogli una prima volta 200 euro e poi, una seconda, 400 euro motivando la necessità urgente di pagare un trasporto in elicottero verso una clinica svizzera dove avrebbero tentato una cura sperimentale per il suo tumore. E l’uomo, nel giro di poche ore, ha sempre eseguito i versamenti su una Postepay che è poi risultata intestata al figlio della donna ma in uso a lei.

Per avvalorare la messa in scena della malata terminale, la donna alimentava continuamente i commenti nel gruppo su Facebook raccogliendo grande solidarietà dagli iscritti e, all’astigiano, sono arrivati messaggi, sempre dal telefono della sedicente malata, in cui a scrivere si presentavano zie, amiche e addirittura un’infermiera per dire che la povera Maria era in fin di vita.
Il processo, presieduto dal giudice Bertelli Motta, si è concluso con la condanna dell’imputata a 6 mesi di reclusione, così come chiesto dal pm Giannicola.

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