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Cronaca

Il parcheggio del Palazzetto
intitolato al maratoneta Valerio Arri

L’area adibita a parcheggio posta tra la Piscina comunale e il Palazzetto dello sport ora ha “il volto” di una eminente figura dello sport. Forse poco conosciuta, come il trascorrere degli anni

L’area adibita a parcheggio posta tra la Piscina comunale e il Palazzetto dello sport ora ha “il volto” di una eminente figura dello sport. Forse poco conosciuta, come il trascorrere degli anni impone, ma certamente memorabile. È Valerio Arri nativo di Portacomaro, classe 1892, che si aggiudicò la medaglia di bronzo nella maratona, e fu la prima medaglia olimpica dell’Italia alle Olimpiadi moderne.

Una vittoria tanto più importante per il contesto in cui si svolse. Era il 1920 ad Anversa, un dopoguerra difficilissimo, le nazioni sconfitte Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria e Turchia vi erano escluse e la Russia pur invitata rifiutò di prendervi parte. Una Olimpiade definita spartana, preparata in brevissimo tempo, ma evocatrice di un mondo che voleva tornare a confrontarsi lealmente.   Da quell’edizione, sui cieli della città ospite sventola la bandiera a cinque cerchi, in seguito diventata simbolo universale di fratellanza, per la prima volta venne recitato il Giuramento olimpico, e prese avvio la tradizione di liberare le colombe bianche durante la cerimonia d’apertura, a simboleggiare la pace.

Le gare si svolsero dal 23 aprile al 12 settembre, vi presero parte 2669 atleti (di cui 78 donne) di 29 paesi. Dove la cronaca rende l’impresa di Valerio Arri leggendaria, fu, si legge in Wikipedia “nonostante i disturbi da coliche renali, ed essendo tra i favoriti, la straordinaria rimonta, che lo portò terzo al traguardo, e per dimostrare la sua freschezza si esibì in una serie di capriole che entusiasmarono il pubblico e impressionarono il barone Pierre de Coubertin, che lo volle premiare con una coppa, proprio come aveva fatto 12 anni prima la Regina del Belgio con l’altro celebre maratoneta italiano Dorando Pietri”.

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