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Cronaca

Vendute oltre 50 tombe,
ma i soldi non sono andati al cimitero

Le visite al cimitero sono un’occasione piuttosto triste, in cui i ricordi del passato riaffiorano tanto più dolorosi quanto più il lutto è recente; si cammina assorti e non si fa molto caso a

Le visite al cimitero sono un’occasione piuttosto triste, in cui i ricordi del passato riaffiorano tanto più dolorosi quanto più il lutto è recente; si cammina assorti e non si fa molto caso a quel che ci sta intorno. Nel cimitero di Asti, sino ad un paio di anni fa, era però inevitabile notare il degrado in cui versavano molti spazi, invasi da erbacce, con recinzioni arrugginite e lapidi dalle scritte illeggibili, oppure parecchie cappelle funerarie, cadenti e con monumenti di prestigio ricoperti da muffe e sporcizia.

Negli ultimi tempi si è verificato un importante cambiamento, in conseguenza della decisione presa dal Comune di riprendersi spazi e cappelle in abbandono per rivenderle a persone interessate al recupero o alla costruzione di nuove tombe. La trasformazione è stata seguita giorno dopo giorno dal dirigente dell’Ufficio Cimiteri, arch. Corrado Scarca, oltre che dal geom. Luciano Bossotto. «Il primo passo è stato fatto alcuni anni fa con la modifica del regolamento – spiega l’arch. Scarca – stabilendo che la proprietà del terreno è del Comune, mentre quella della tomba attiene al privato cittadino, che è dunque responsabile della manutenzione. Si è poi valutata la situazione e dopo un anno e mezzo sono state dichiarate decadute circa 300 tombe abbandonate, di cui 240 nel cimitero cittadino ed una sessantina nei quindici cimiteri frazionali. Non sono più stati dati permessi per edificare nuove cappelle private, privilegiando la ristrutturazione dell’esistente, con il preciso intento di evitare la cementificazione. Di conseguenza, sono state vendute e ristrutturate oltre 50 cappelle e si sono costruite nuove tombe ad 8 posti, negli spazi di terreno in cui non si trovavano monumenti di pregio. Anche i campi comuni sono stati riordinati, con regole precise sulle edicole funerarie e maggiori spazi verdi.»

Tutta questa operazione, oltre a produrre un indubbio miglioramento estetico, ha comportato un notevole vantaggio economico per il Comune, ma i soldi raccolti non sono stati destinati alla manutenzione del Cimitero. Ad esempio, alla richiesta se non sia possibile recuperare in modo dignitoso lo spazio in cui è sepolto Michelangelo Pittatore, una delle glorie dell’arte astigiana, l’arch. Scarca risponde: «Non abbiamo i fondi necessari e la manutenzione si riduce all’indispensabile; il problema è che, non curandola come si dovrebbe, si arriverà al punto che richiederà investimenti enormi.»

Eppure la gestione del cimitero è in attivo, sia nella vendita dei nuovi loculi (per i quali si paga il triplo del costo di costruzione), sia nella vendita degli spazi e delle cappelle derivanti dalle concessioni decadute; le cappelle sono state vendute a prezzi compresi fra i 30 ed i 50.000 euro, mentre i lotti di terreno si aggirano sui 10.000 euro, con un introito complessivo ben superiore al milione di euro. Se il ricavato fosse stato destinato almeno per la metà al cimitero, avremmo oggi un luogo ancora più curato, specie nella parte storica. Non è così e viene il dubbio che dipenda dal fatto che i residenti in questo luogo non votano.

Renato Romagnoli

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