L’uomo disabile che ha vegliato il padre morto per Covid in casa senza riuscire a chiedere aiuto, sarà ospitato nel centro dell’Anffas che già frequentava nelle ore diurne. Appena sarà uscirà dalla casa di soggiorno San Giuseppe dove è attualmente ricoverato dopo le dimissioni dall’ospedale a causa della sua positività al Covid e la necessità di un aiuto alla respirazione.
A raccontare cosa è successo nell’alloggio di via Torchio dove l’uomo viveva con l’anziano padre, è lo zio Salvatore Di Muro che con il fratello Michele si è occupato di loro alla morte della madre avvenuta due anni fa.
«Nostro nipote frequentava solo il centro diurno dell’Anffas e ogni giorno tornava a cena e a dormire a casa – spiega Salvatore – Mio cognato Sisto soffriva di problemi di salute e noi cognati ci siamo occupati di loro e abbiamo fatto da infermieri e badanti. Da quando sono risultati entrambi positivi andavamo a fare loro la spesa e gli mandavano il cibo pronto su pianerottolo di casa».
Ma cosa è successo il giorno in cui l’anziano è mancato?
Il cognato, come al solito, era andato a portargli dei piatti preparati ma lui non rispondeva al telefono. Arrivato alla porta di casa, ha battuto i pugni per farsi sentire ma nessuno ha risposto. Ha cercato di aprire con la seconda chiave, ma c’era l’altra infilata da dentro e non ci è riuscito. Ha capito subito che era successo qualcosa di grave e ha chiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco che hanno fatto entrare i soccorritori che purtroppo hanno trovato l’anziano già morto. Era stato contagiato dal Covid così come il figlio che, all’arrivo dei soccorritori si trovava ancora a letto e non si era reso conto di quanto accaduto E’ stato ricoverato perché non respirava bene e poi è stato trasferito alla clinica San Giuseppe per la quarantena.