Cerca
Close this search box.
matrimoni-evi
Cronaca
Sentenza

Viarigi, italiana sposa un pakistano: assolta dall’accusa di “matrimonio d’interesse”

E’ la stessa donna accusata con il fratello di maltrattamenti al padre morto di freddo. Cade l’accusa di aver “detto sì” ad un cittadino extracomunitario a fronte di un compenso di 5 mila euro

Un’italiana che sposa, nel 2014, un cittadino pakistano di 17 anni più giovane di lei e che, in virtù del matrimonio, ottiene una serie di rinnovi del permesso di soggiorno. Ma per la Procura della Repubblica quello era un matrimonio fasullo e la donna avrebbe ricevuto un compenso di 5 mila euro per dire il “sì” alle nozze del pakistano che avrebbe scelto la via amorosa per ottenere la regolarità della sua presenza sul territorio italiano.

La sposa è conosciuta perchè, nella primavera dello scorso anno è stata indagata con il fratello per  i maltrattamenti del loro padre, anziano e malato, Leandro Ferraris, ex macellaio di Viarigi. Numerose le segnalazioni dei vicini di casa sul trattamento che riceveva in casa fino al suo ricovero al Pronto Soccorso dell’ospedale di Asti in ipotermia e alla morte avvenuta il giorno dpoo.

Sia la figlia, Alessandra, che il figlio, Fabio, erano stati processati in primo grado ad Asti insieme a Kaleem Ullah, marito pakistano della donna.

Il matrimonio era avvenuto in Comune ad Asti nell’agosto del 2014 alla presenza, come testimoni, di un amico dello sposo e del fratello di Alessandra. L’accusa è di aver acconsentito al matrimonio dietro la corresponsione di 5 mila euro.

Accuse satellite quelle riguardanti la “finta residenza” della Ferraris in tre diversi alloggi in città ad Asti in cui era presente ai controlli della Polizia Municipale per far figurare che vivesse con il marito pakistano  ma in realtà continuando a vivere a Viarigi, con il fratello e, allora, anche il padre.

Tutto questo fino al 2018 quando, per una serie di accertamenti eseguiti in seguito alle richieste di rinnovo del permesso di soggiorno da parte del cittadino pakistano, erano emersi i forti dubbi sul reale legame fra i due e il documento non era stato più firmato.

I dubbi più forti circa la reale convivenza dei due erano nati dal fatto che, ogni volta che avveniva il sopralluogo degli agenti della Polizia municipale per accertare la residenza,  la Ferraris si trovava in casa, ma solo su avviso telefonico del “marito”.

Quando i controlli sono stati invece eseguiti da personale della Questura per il rinnovo del permesso di soggiorno e dunque a sorpresa, la donna non era presente e con Ullah vivevano altri suoi concittadini pakistani (e anche, in un caso, un amico senegalese).

La “sposa” era sconosciuta anche al padrone dell’alloggio di corso Matteotti, uno di quelli in cui la coppia risultava residente. Lo stesso che aveva detto di aver perso, ad un certo punto, le tracce di Ullah e di aver scoperto che a casa sua avevano fissato residenza anche altri cittadini pakistani senza la sua autorizzazione.

Insomma, tutto ha fatto convergere verso un’accusa di matrimonio di interesse per far ottenere al pakistano il permesso di soggiorno senza che sotto ci fossero reali sentimenti e legami.

Sul punto gli sposi imputati hanno invece sempre sostenuto di essere stati presentati da un amico comune, di essersi innamorati e nel giro di sei mesi di aver deciso di sposarsi. Di aver convissuto per un periodo e poi di essersi allontanati sia per avvenuti conflitti di coppia che per l’esigenza della donna di accudire al padre malato.

Il fratello Fabio era sotto processo perchè, da testimone di nozze, sarebbe stato a conoscenza del “falso matrimonio”.

In primo grado ad Asti il giudice Beconi aveva già assolto Fabio e gli sposi dal reato legato al matrimonio finto per favorire in modo illegale la permanenza di Ullah in Italia. I due erano stati condannati solo per false dichiarazioni alla Questura in merito ad alcune certificazioni per uno dei rinnovi di permesso di soggiorno. Condanna che avevano sfiorato il mese di pena.

Contro questa sentenza avevano fatto ricorso sia l’avvocato Guido Cardello, difensore di Alessandra Ferraris, sia l’avvocato Laforè difensore di Ullah. E nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Torino ha accolto le loro tesi mandandoli assolti anche da quel residuale capo d’accusa.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale