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Violenza in famiglia
Cronaca

Violenza in famiglia: il racconto del figlio body guard della madre

Una testimonianza molto toccante, seppur precisa e dettagliata esposta con una straordinaria proprietà di linguaggio e una calma insolita al banco davanti al giudice.onianza molto toccante, seppur precisa e dettagliata esposta con una straordinaria proprietà di linguaggio e una calma insolita al banco davanti al giudice

Una testimonianza toccante

Una testimonianza molto toccante, seppur precisa e dettagliata esposta con una straordinaria proprietà di linguaggio e una calma insolita al banco davanti al giudice.

Ed è stato qualcosa di più di una serie di risposte alle domande di pm, giudice e avvocati: è stato un lucido spaccato di come i figli vivono la violenza in famiglia e di come, loro malgrado, si trovino a dover fare da pacieri e da “arbitri” fra le persone che più amano e rispettano al mondo.

 

La parola al primogenito

A fornire questa testimonianza, tutta da ascoltare, è stato il primogenito della coppia che in tribunale si sta affrontando per un matrimonio vissuto e finito nella violenza del marito contro la moglie.

 

Perché questo recita il capo d’accusa a carico di un padre di famiglia, marocchino di origine, imprenditore edile, residente ad Asti da moltissimi anni, difeso in aula dall’avvocato La Matina.

 

Il figlio, già adulto, laureato in informatica, ha dapprima dipinto come fosse l’atmosfera di casa in cui vivevano i genitori e lui con altri tre fratelli e sorelle.

Ricordi d’infanzia

«Ho ricordi fin dall’infanzia di mio padre che trattava male mia madre.

Fin da piccolo, infatti, ho ben impresse le immagini di mio padre che minacciava, insultava, offendeva mia madre e, nelle liti più violente, le lanciava oggetti addosso e le alzava le mani».

 

Poi lui e i fratelli sono cresciuti (ma il più piccolo è ancora minorenne, ragione per la quale ometteremo il nome del padre imputato) e da spettatori sono diventati una parte attiva dei conflitti fra genitori.

 

«Difendevamo la mamma»

«Mano a mano che eravamo più grandi e forti, ci mettevamo in mezzo a loro due per difendere nostra madre.

Perché va sottolineato che mio padre non ha mai torto un capello a noi figli, se l’è solo sempre presa con lei».

Così lui, personalmente, si ricorda di aver difeso la madre da un’aggressione a colpi di scarpe antinfortunistiche oppure ricorda di essere sempre stato il “confessore” che dava conforto alla donna in lacrime dopo le discussioni con il marito.

Arrivando anche a tratteggiare la forte preoccupazione dei figli quando la madre, negli ultimi anni, dava segni importanti di depressione a seguito della relazione con il loro padre.

La donna era presente in aula, costituitasi parte civile con l’avvocato Davide Arri.

Ricordo bene litigi  e aggressioni

Il ragazzo ha riferito al giudice che questa situazione familiare gli ha forgiato alcune caratteristiche particolari del carattere. «Ricordo bene gli episodi più acuti di litigi e aggressioni, perché ho sviluppato una mia abitudine a verificare sempre tutto quello che accadeva in casa in quei casi, per evitare che si ripetesse di nuovo.

La mia preoccupazione più grande era quella di non fornire pretesti a mio padre per prendersela con mia madre».

 

Con un tratto commovente: «Fino a quando i miei genitori vivevano insieme, avevo una paura che non mi abbandonava mai: quella che potesse succedere qualcosa a mia madre mentre io e i miei fratelli eravamo fuori casa e non potevamo difenderla o soccorrerla subito».

Non volevo pesare sul bilancio familiare

Il primogenito ha raccontato ancora di aver sempre fatto il possibile per non pesare troppo sul bilancio familiare, anche durante i suoi studi universitari e che, da quando lavora, ha dato indicazione alla madre e ai fratelli di chiedere a lui il denaro che serve in casa, sempre per non “urtare” troppo il padre. Un padre che lui non odia, del quale ha profondo rispetto.

Sul banco dei testimoni ha avuto parole di grande stima nei confronti di un uomo che non ha esitato a definire “di grande intelletto” pur con una formazione scolastica di base.

Un figlio lacerato dalla devastazione dei fatti che hanno avuto come vittima la madre ma che riesce a vedere il buono dell’uomo accusato delle aggressioni.

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