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“A.S.T.I Fest”, prima di tutto Astideve decidere che cosa vuole diventare
Cultura e Spettacoli

“A.S.T.I Fest”, prima di tutto Asti
deve decidere che cosa vuole diventare

Da venerdì a domenica si svolge la prima edizione di “A.S.T.I Fest” a cura dell’ordine degli architetti. Pubblichiamo una piccola guida dell’architetto Marco Pesce, tra le anime della manifestazione

Prima di ripensare Piazza Campo del Palio, prima di capire quali funzioni dare a vari immobili ex qualcosa (Ospedale civile, Maternità, uffici A.S.L., fabbrica Way-Assauto), prima di decidere se e come le sponde di Tanaro e Borbore possano essere rivitalizzate, dalle serate di Aspettando A.S.T.I. FEST è emerso il messaggio che la città di Asti deve necessariamente “comprendere che cosa vuole diventare”, deve da subito “cercare una propria identità”, senza rinnegare le proprie origini ma anzi traendo ispirazione da esse.

La formula scelta per le tre “anteprime” del Festival, ovvero quella del dibattito aperto al pubblico alternato a brevi video-interviste realizzate il giorno stesso, e proiettate nel corso della serata, è stata rischiosa ma si è rivelata perfetta per coinvolgere i partecipanti nei dibattiti riguardanti le criticità urbane scelte dagli organizzatori come focus per questa prima edizione di A.S.T.I. Fest.

Nella splendida cornice dello storico Palazzo Gazelli di Rossana, resa ancor più suggestiva dall’allestimento curato dall’architetto-scenografo astigiano Francesco Fassone e dalla scenografa Alice Delorenzi, studiosi, tecnici e semplici cittadini innamorati della propria città si sono incontrati e si sono passati il microfono per esprimere un pensiero o un’opinione, per condividere un ricordo o una speranza, per sostenere o replicare alle opinioni di altri, in una sorta di “dialogo-differito” con i soggetti che di volta in volta apparivano sullo schermo.

I torinesi Alberto Momo ed Andrea Trombetta, coordinati da Laura Cantarella per l’Associazione Landform, nel corso delle tre giornate di Aspettando hanno realizzato riprese nei luoghi urbani oggetto d’interesse, regalando al pubblico presente suggestive visioni del mercato di Piazza Campo del Palio, inediti scorci dell’ex Ospedale civile e dell’ex Maternità ormai in stato di abbandono, inaspettate riprese degli ambienti dell’ex palazzina uffici di Via Orfanotrofio, occupata e resa “casa” da dodici famiglie, ed infine originali sguardi sul Tanaro e sul Borbore.

Mi preme rilevare la scarsa partecipazione degli amministratori astigiani alle tre serate, in un contesto che a mio avviso poteva risultare loro utile per ascoltare opinioni ed interagire in qualche modo con la cittadinanza, rendendo un po’ più concreto il concetto di “amministrazione partecipata”.
Da venerdì a domenica, però, A.S.T.I. FEST entra nel vivo: sul palco del Teatro Alfieri si alterneranno le numerose delegazioni invitate, provenienti da varie parti d’Italia e d’Europa, per presentare i propri progetti.

Il Festival, infatti, nasce proprio per dimostrare che non è utopia pensare di trasformare problematiche urbane in risorse per la collettività, per dimostrare che investendo in interventi di alta qualità architettonica e comprovata sostenibilità economica ed ambientale è possibile riscrivere il futuro delle proprie città, migliorando nel contempo anche le condizioni sociali della popolazione.

La risposta delle amministrazioni, ma soprattutto dei progettisti invitati, è andata oltre le migliori aspettative: alle sessioni di lavoro parteciperanno infatti alcuni tra i maggiori interpreti dell’architettura e dell’urbanistica a livello nazionale, ai quali si aggiungeranno gruppi da Francia, Svizzera, Germania e Slovenia. Infine, ospitati nei locali della Cascina del Racconto di Via Bonzanigo, si continuerà a parlare di architettura, paesaggio, arte ed innovazione nel fuoriFEST, appendice più informale della manifestazione, ove tra gli altri interverranno l’architetto Marco Navarra e l’architetto-paesaggista Andreas Kipar, uno dei massimi esperti internazionali di architettura del paesaggio.

Marco Pesce

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