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Premio Asti d'Appello 2019
Cultura e Spettacoli

A Benedetta Cibrario il Premio Asti d’Appello 2019

La scrittrice è stata decretata vincitrice dalla giuria togata nel corso della cerimonia finale svoltasi domenica pomeriggio al Teatro Alfieri

Benedetta Cibrario vincitrice del Premio Asti d’Appello

È Benedetta Cibrario, con “Il rumore del mondo” (Mondadori), la vincitrice del Premio Asti d’Appello 2019, la cui cerimonia finale si è tenuta domenica pomeriggio al Teatro Alfieri.
Il suo libro è un romanzo sul confronto di due mondi. Un libro dedicato alla storia e al nostro Risorgimento. Nella motivazione del premio, la giuria togata ha voluto sottolineare la preziosa cura nella ricostruzione storica da parte dell’autrice, che intreccia la vicenda personale di Anne Bacon, che intraprende il suo viaggio da Londra a Torino, al decennio 1838-1848, periodo a cavallo tra la Restaurazione e il Risorgimento. Un decennio in cui nasce una nuova consapevolezza, un risveglio politico e civile. Un romanzo che ha la capacità di proiettarsi nell’attualità perché, come ha ricordato il giornalista Massimo Cotto nella sua presentazione, “ha una tensione e uno stile avanti nel tempo.”
Ricevendo il premio da 10mila euro dal presidente dell’Associazione Asti d’Appello, il notaio Stefano Bertone, Benedetta Cibrario, visibilmente emozionata, ha commentato: “Queste sere d’incontro sono la vittoria del romanzo è il romanzo italiano non è mai stato così vivo. Viva la letteratura”.

Il premio a Ilaria Tuti

A vincere il premio della giuria popolare (la penna Aurora Hastil, esposta al Moma di New York come esempio di design italiano) è stata Ilaria Tuti con “Fiori sopra l’inferno”, edito da Longanesi, che durante la sua arringa difensiva ha tratteggiato ancora una protagonista femminile. Teresa Battaglia è il nome del commissario che l’autrice porta nel panorama del thriller italiano, una protagonista fuori dagli schemi. “Mi sono sentita ispirata dalle donne che incontro ogni giorno – ha affermato – e mi sono ispirata a Letizia Battaglia”, fotoreporter molto nota per avere documentato l’inizio degli anni di piombo a Palermo, scattando foto dei delitti di mafia per informare l’opinione pubblica.

La cerimonia

Un’edizione ricca quella del Premio 2019, presentato da Chiara Buratti. Al giornalista Massimo Cotto sono state affidate le recensioni che hanno introdotto ogni opera e ogni autore.
Le arringhe sono state varie nelle parole e nella forma. Ha spiazzato il pubblico Tony Laudadio quando, per pochi secondi, ha lasciato il palco per prendere il suo sassofono e suonare “Guarda che luna”. Così lo scrittore ha raccontato di Emanuele, il protagonista di “Preludio a un bacio”, edito da NNEditore.
Sul palco si sono alternati con la loro personale linea difensiva anche gli scrittori:Nadia Terranova, con “Addio fantasmi” (Einaudi) dal premio Strega; Claudia Durastanti, “La straniera” (La Nave di Teseo) da Premio Viareggio; Paolo Giannubilo, “Il risolutore” (Rizzoli) dal Premio Alassio; Paolo Colagrande, “La vita dispari” (Einaudi) dal Premio Campiello. L’arringa di Colagrande è stata caratterizzata dall’autoironia, impostata – come ha precisato lui stesso – tutta sull’infermità mentale dello scrittore e di un po’ tutti i personaggi del libro. “Non mi piace pensare il mondo – ha affermato – come un’orchestra perfetta, mi piace rappresentarlo com’è: una banda di paese con imperfezioni e sfumature differenti.”
Non è stato solo il ritmo delle parole a risultare interessante in occasione della cerimonia finale. Applaudito il recital dedicato a Cole Porter, fra i più sofisticati compositori ed esecutori della musica jazz americana. La voce di Laura Conti, accompagnata al pianoforte da Fabrizio Trullu, ha portato all’Alfieri brani come “Night and day” e “What is the thing called love”.
Nel corso della cerimonia è stato anche ricordato Carlo Federico Grosso, membro della giuria togata del Premio, recentemente scomparso, definito “grande giurista ed esempio di onestà”. L’avvocato Cristiana Maccagno, durante il ricordo, l’ha definito “un intellettuale con la toga, un raffinato cultore della bellezza che si esprime in ogni forma d’arte a cui era molto attento”.
Un pomeriggio bene assortito e di grande respiro, quindi, com’è nella tradizione del Premio Asti d’Appello,  promosso dall’omonima associazione, per la cui organizzazione il Presidente Bertone ha ringraziato Donatella Gnetti “anello forte del Premio”, e le ghost readers, il gruppo delle sei selezionatrici dei libri che fanno un lavoro silenzioso ma determinante.
Un ringraziamento è andato poi al sindaco Maurizio Rasero e chi sostiene il premio, consentendogli di vivere e migliorarsi: Regione Piemonte, Fondazione Crt, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Banca di Asti, Aurora, Saclà, Grapperia Levi Serafino, Farmacia Baronciani, Azienda vitivinicola Fratelli Natta, Unione Industriale, Rotary club, Inner Wheel e gli Amici del Premio Asti d’Appello.

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