Si intitola “Amore, dei & cioccolatini per l’anima” l’ultimo libro di Aldo Giordanino (Montag, 94 pagine, 13 euro).
Scrittore astigiano e bancario di professione, ha all’attivo oltre 15 volumi pubblicati e diversi riconoscimenti.
Dopo diversi libri di racconti è tornato alla stesura di un romanzo…
Sì. Ho esordito negli anni Ottanta proprio con un romanzo, ma poi mi sono indirizzato verso i racconti.
Per la precisione questo è il mio terzo romanzo, dopo “L’ultimo esodo”, che ho scritto negli anni Ottanta, e “Ali d’albatro”, che risale agli anni Novanta.
Come mai ha scelto questo titolo?
Il titolo indica ciò di cui parlo nel libro. E’ infatti una storia d’amore che coinvolge anche alcuni dei della mitologia greca, mentre i “cioccolatini per l’anima” sono le storie raccontate dall’“Uomo dei racconti”, una figura quasi mitica che incontra uno dei protagonisti.
La storia
Chi sono i protagonisti?
Sono Roberto e Yulia, tra cui nasce una bella e intensa storia d’amore.
Le vicende cominciano nei giorni del Palio, quando un gruppo di amici, tra cui la coppia citata, trova, nei dintorni di Viatosto, la mano di una statua. Scavando, il gruppo fa emergere l’intera statua di Orfeo, che poi, lentamente, irretisce Yulia, che progressivamente si allontana dal suo compagno per rendere omaggio al dio, rasentando la follia. Tuttavia, quando tutto sembra perduto, l’“Uomo dei racconti” suggerisce a Roberto di scavare poco lontano dal punto in cui è stata trovata la statua di Orfeo, perché lì potrebbe trovarsi la statua di Euridice, dalla fisionomia molto simile a quella di Yulia. Ponendo di nuovo vicine le statue dei due amanti pagani, anticipa, la maledizione svanirà.
Quando sono ambientate le vicende raccontate?
Ai giorni nostri, ma la storia contiene un riferimento molto forte al passaggio dal Paganesimo al Cristianesimo, periodo storico in cui vennero sepolte le due statue, durante cui vennero distrutti molti simboli pagani.
Come è nata questa idea?
E’ una vicenda che avevo in mente da tanto tempo, in cui ho ripreso un tema in auge nell’Ottocento, quello della statua che prende vita, intreccio narrativo spesso presente nelle pagine di Puskin, Gautier, Jensen, Nesbit. La vicenda raccontata, in particolare, si rifà ad un libro dello scrittore Henry James intitolato “L’ultimo dei Valeri”.
I progetti futuri e i riconoscimenti ottenuti
Quando l’ha scritto?
Tra il 2019 e il 2020, periodo in cui mi sono occupato anche di una raccolta di racconti che uscirà con la casa editrice “Robin” in primavera, contenente una selezione dei miei scritti più significativi insieme ad alcuni inediti.
I brani selezionati saranno legati da un tema comune?
No, saranno incentrati su storie e temi molto differenti tra loro, dal jazz alle Sacre scritture.
La raccolta dovrebbe contenere circa 15 racconti, tra cui “Don’t cry for her Palestina”, con cui nel 2015 a Parigi ho vinto il World Literary Prize.
Quanti riconoscimenti ha ottenuto finora?
Tre all’estero e circa trenta in Italia. Tra quelli internazionali, mi ha fatto molto piacere ricevere nel 2011 a San Pietroburgo il premio “Tutte le strade portano a… Mikhail Gorbaciov”, per il mio saggio “Mikhail Gorbaciov – Un uomo di dialogo e di larghe vedute”, organizzato dall’Associazione culturale italo slava onlus.
Dal punto di vista cronologico, invece, l’ultimo che ho ricevuto è stato, nel 2020, il premio “Piazzalfieri” con il racconto “Per tre giorni di libertà”, altro “tassello” della raccolta.