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Asti, “Coso” e le sue anime nel romanzo onirico di Gianfranco Miroglio

E’ il secondo capitolo della trilogia che mette insieme autobiografia e ricostruzione fantastica di quel che manca con un occhio all’impegno civile

Chi cerca, in un libro, la ricchezza di dettagli e particolari che portano il lettore a “toccare” con la mente ciò che l’autore intendeva raccontare, non può perdersi “Anime”, il nuovo romanzo di Gianfranco Miroglio edito nella Collezione Letteraria di Puntoacapo.
Un romanzo che è l’ideale seguito di “La culla e i giorni” edito nel 2019 e che precede l’ultima fatica di questa trilogia già in buona fase di scrittura.
Al centro vi è sempre “Coso”, chiamato così da un’infermiera della Maternità che se lo trovò fra le mani dopo il suo ritrovamento nel giardino appena nato (e sopravvissuto al suo gemello): «Cos’è questo coso?». Una “non identità” che rimarrà attaccata al protagonista per tutta la sua vita.
Romanzo costruito con continui rimandi nel tempo per spiegare e riprendere pezzi di vita di Coso che spiegano il presente, il romanzo a tratti ha una forte dimensione onirica.
Senza rinunciare ad una parte autobiografica in cui Miroglio incrocia cose realmente accadute (come la perdita del gemello alla nascita) ad altre che sono frutto della fantasia «perchè allora le emozioni di famiglia erano i segreti meglio custoditi» dice l’autore.
Il titolo, “Anime” si riferisce a quelle appartenute al protagonista e al gemello, l’anima bianca, e racconta come è stato questo rapporto obbligatoriamente a distanza.
Un recupero del ricordo dei genitori e dei luoghi della città che erano unici per come si presentavano ma soprattutto per le persone che li animavano.
Gianfranco Miroglio ammette che il suo romanzo non è un libro “facile” ma è intenso, è coinvolgente, non ammette lettori passivi. Anche nella sua scrittura, riesce a smuovere le coscienze.
L’attenzione che l’autore ha sempre riservato alla società che lo circonda è nota e nel libro finiscono episodi realmente accaduti come la conversazione intercettata al banco del pesce del Mercato Coperto in cui una signora chiede la provenienza dei prodotti esposti. E quando il pescivendolo gli dice con orgoglio che arrivano dal Mediterraneo pensando di presentare un prodotto locale che sostiene una filiera ittica italiana, la donna sdegnata lo rifiuta perchè non intende portare in tavola pesci che hanno condiviso il mare con i cadaveri dei profughi morti nelle traversate della speranza.
Attenzione anche ai “fremiti” di persone e natura presenti in tutti i macro capitoli del romanzo: anima in giostra, anima nera, anima bianca.
Con un inevitabile passaggio attraverso le spinte sovraniste recenti che trovano posto proprio in “anima nera”.
L’illustrazione di copertina è stata affidata all’arte di Emanuela Gruppo.

L’autore

Gianfranco Miroglio, 72 anni, è stato insegnante di lettere e dirigente della scuola.
Storico rappresentante della sinistra ambientalista è stato consigliere comunale di Asti e per quasi 30 anni presidente dell’Ente di gestione delle Aree Protette dell’Astigiano che con lui ha raggiunto importanti traguardi progettuali e concettuali.

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