Pochi tartufi, pochi negozi aperti, poca gente tra piazza Roma e palazzo Ottolenghi, sede dell’evento
E’ lo stesso sindaco Rasero a mettere le mani avanti sottolineando che la nuova amministrazione ha avuto pochi mesi per organizzare la Fiera del Tartufo 2017 e promettendo che per quella del 2018 si metteranno a lavorare già da oggi.
E il bilancio che si può fare non è esaltante: pochissimi i tartufi presenti alla fiera che porta il loro nome; poca la gente che da piazza San Secondo si spinge fino a piazza Roma per cercarli e per proseguire a Palazzo Ottolenghi per mangiare al ristorante del tartufo; meno ancora i commercianti lungo l’asse della fiera che hanno accolto l’invito a tenere aperti i negozi. Paradossalmente, nella mattinata di domenica, erano aperti più negozi nel tratto fra piazza San Secondo e piazza Alfieri, non direttamente interessati dal perimetro della fiera che quelli del tratto verso piazza Roma dove si contavano pochissime attività aperte (quelle che, peraltro, lo sono ogni domenica).
Buona invece l’affluenza in piazza San Secondo e dintorni alle bancarelle di prodotti tipici provenienti da tutta Italia. Anche se non sono mancate le critiche per la scelta di portare in piazza la gastronomia di più regioni a scapito della produzione locale. Un po’ di entusiasmo in più lo hanno suscitato gli ospiti della fiera: i giornalisti Corno e Crudeli all’inaugurazione di venerdì e il Max dei Fichi d’India ieri sera, sabato, che ha portato una ventata di allegria nell’austero Palazzo Ottolenghi.
Domenica mattina, a Palazzo Ottolenghi, la consegna del tartufo bianco allo chef tre stelle Italo Bassi, ad Asti per tre giorni. Una tradizione, quella di questo premio, piuttosto discontinua e riservata solo a personaggi di spiccato valore e riconosciuta notorietà. Bassi, nel ricevere il tartufo dalle mani del sindaco Rasero e degli assessori Pietragalla e Bologna, ha ringraziato la città di Asti e si è lasciato “scoprire” nella sua storia e nella sua filosofia di cucina dalle sollecitazioni di Monica Tedeschi, restituendo così al pubblico non solo il grande chef, ma anche l’uomo che sta dietro alla creazione dei piatti del ConFusion di Verona. Bassi, come anticipato al nostro giornale, ha idealmente dedicato il tartufo a tutti i colleghi chef russi che, a causa dell’embargo, sono privati di materie prime straordinarie come quelle che vengono dall’Italia, tartufi compresi.
E poi l’atteso momento in cui era previsto di vederlo ai lavori dietro ai fornelli. Purtroppo, dato il pregio del Salone degli Specchi di Palazzo Ottolenghi, non è stato consentito un vero e proprio show cooking, ma solo un assemblaggio finale di una ricetta ideata da Bassi e dedicata al tartufo, con il “miracolo” della trasformazione di un tartufo nero in tartufo bianco. Bella e golosa suggestione rovinata da una piccola emergenza sorta a causa delle fiamme sprigionate da un fornetto portato per tenere in caldo le vivande. Tutto prontamente risolto con un estintore, senza altri danni se non al forno, a riprova della fondatezza delle preoccupazioni di ospitare una cucina itinerante in un luogo così prezioso come quello storico di Palazzo Ottolenghi.
Nel pomeriggio si è tenuta la premiazione dei piatti presentati dai trifulau presenti in piazza Roma che hanno partecipato al concorso.
In tutto sono stati presentati 2,178 kg di esemplari giudicati in due sezioni: piatti e tartufi singoli.
Nella sezione piatti il primo premio è andato a Davide Curzietti di San Marzano Oliveto con un piatto di 9 tartufi per un peso complessivo di 988 grammi; il secondo posto a Giancarlo Caratti di Acqui Terme con 3 esemplari per 240 grammi e terzo posto per Marco Carretto di Asti con 6 piccole pepite in un piatto da 186 grammi.
Ancora Curzietti in cima al podio per la classifica dei singoli con un esemplare da 456 grammi seguito da Antonella Scaglia che ha presentato un tartufo da 1 etto.
Daniela Peira