Racchiusi nelle due stanze al piano del chiostro dell’ex Michelerio dedicato alle mostre, ci sono le più belle foto naturalistiche scattate dal professor Carlo Nebbia, tossicologo veterinario e docente all’Università di Torino con la passione per l’ornitologia.
Inaugurata venerdì pomeriggio, la mostra “In Punta d’Ali” promossa dal Parco Paleontologico di Asti, presenta il meglio degli incontri del professor Nebbia nei cieli delle campagne astigiane e a pelo d’acqua delle zone umide protette.
Una passione “adulta”, quella di Nebbia, che in soli 15 anni ha acquisito non solo una profonda conoscenza degli uccelli che nidificano, vivono o transitano nelle aree astigiane, ma anche una eccellente tecnica fotografica.
In tutto 72 foto scelte fra le 100 mila che costituiscono l’archivio del professore. E per ognuna di essa il suo autore ricorda esattamente il momento in cui è stata scattata e, soprattutto, l’emozione che ha accompagnato lo scatto. La sua osservazione continua e puntuale ha consentito anche di tracciare un andamento della “buona salute” delle zone umide, visto che gli uccelli sono uno dei marker ambientali più importanti.
«Il Comune di Asti è uno di quelli, in Piemonte, con più specie annoverate – spiega il professor Nebbia – Certo i cambiamenti climatici sono apprezzabili anche nella vita dell’avifauna: la scarsità di precipitazioni nevose cambia alcune abitudini degli uccelli, la variazione del mosaico agrario sposta le nidificazioni ma tutto sommato le condizioni sono abbastanza buone. Nelle zone umide, dopo l’anno nero che è stato il 2022 con il prosciugamento del laghetto di Cascina Sardegna e il notevole abbassamento del livello di acqua agli stagni di Belangero, le piogge della scorsa primavera sono state un vero miracolo che ha consentito, ad esempio, il ritorno del fistione turco».
Sullo stato di conservazione naturale per quanto riguarda l’avifauna è ottimista anche il professor Enrico Caprio che ha presentato una ricerca realizzata con il dottor Luca Bajno sulle Aree Protette con un paragone rispetto ai dati di 20 anni fa.
«L’avevo già fatta 20 anni fa come tesi di laurea e ho ripreso le stesse osservazioni per comprendere le differenze – ha detto Caprio – E’ aumentata la popolazione nelle zone forestali perchè sono sempre più estese anche se non sempre sono di buona qualità mentre è diminuita quella sulle aree agricole. Va però anche detto che i piani forestali stanno dando buoni risultati perchè abbiamo boschi che contengono, al loro interno, alberi di varie “generazioni”, ognuna di esse prediletta da alcuni tipi di uccelli riuscendo così a garantire una buona biodiversità».
Con qualche curiosità: «I picchi – continua il professor Caprio – realizzano un nido nuovo ogni anno che poi lasciano a disposizione di altre specie che vi trovano rifugio. Complessivamente direi che il bilancio è positivo con l’avvistamento sempre più frequente, ad esempio, del picchio nero che ha iniziato a colonizzare i boschi astigiani pur provenendo da aree più prettamente montane».
Sulla qualità dei boschi è intervenuto Graziano Delmastro, direttore del Paleologico.
«Da una quindicina di anni noi abbiamo aperto anche lo sportello forestale da cui passa la gestione degli abbattimenti secondo norme e misure che puntatno a miglioare la biodiversità del bosco. Ogni anno trattiamo più di 200 domande fcendo sopralluoghi dopo i lavori».
In Punta d’Ali
La mostra resta aperta
al Palazzo Michelerio
in corso Alfieri 381
fino al 13 ottobre
dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 17, sabato e domenica dalle 11 alle 18, martedì chiuso.
(Ago foto)