Se esprimessimo un giudizio guardando unicamente alla piazza gremita durante il concerto di Fabrizio Cammarata e alla stessa piazza ben più svuotata per il live di James Walsh sbaglieremmo la
Se esprimessimo un giudizio guardando unicamente alla piazza gremita durante il concerto di Fabrizio Cammarata e alla stessa piazza ben più svuotata per il live di James Walsh sbaglieremmo la prospettiva dalla quale analizzare il festival andato in scena a San Damiano dAsti nel weekend. Ottimamente organizzato dallassociazione astigiana Officine Carabà, FuoriLuogo è stato infatti, per il secondo anno di fila, il fulgido esempio di una kermesse capace di riunire sotto il medesimo ombrello, e con una vocazione molto europea, differenti correnti espressive scommettendo sullalto profilo artistico delle proposte e sullingresso libero agli eventi. Un pubblico vario ha seguito con interesse tutte e tre le serate riducendosi unicamente nella parte conclusiva della domenica sera.
Venerdì a tenere banco sono stati gli italiani King Of The Opera e gli inglesi Turin Brakes, attesissimi nella loro unica data italiana e capaci di uno spettacolo di grande intensità lirica ed emotiva tra vecchi cavalli di battaglia (Stalker, Long Distance), qualche anteprima (We Were Here) e un bassista che ha cercato a più riprese di comunicare con il pubblico tanto in italiano quanto in dialetto piemontese. Il sabato ha registrato lottima performance di Fabrizio Cammarata con un curioso e riuscito esperimento di canzone senza microfono durante il quale lartista siciliano ha provato a cantare senza amplificazione ottenendo il silenzio totale, e quasi surreale, della piazza. La serata è poi proseguita con lesibizione, forse un po troppo statica per il ruolo di headliner, delle Smoke Fairies, duo femminile inglese dalle forti tinte folk blues.
A concludere il festival ci hanno pensato domenica i belga Marble Sounds, con una buona prestazione per suoni e coinvolgimento e una simpatica parentesi comunicativa di uno dei chitarristi che ha svelato le proprie origini piemontesi, e linglese James Walsh. Il frontman degli Starsailor, armato di sola chitarra acustica e voce e del tutto noncurante dei molti spazi rimasti vuoti tra luditorio, ha dato vita a una performance maiuscola guidata da un timbro vocale peculiare come pochi altri in circolazione. Con una verve molto autoironica, e per questo ancora più apprezzabile, Walsh ha ripercorso alcuni episodi fondamentali della sua carriera con gli Starsailor eseguendo buone versioni di brani quali Tell Me Its Not Over, Four To The Floor («Forse lunico mio brano che conoscerete già tutti», ha affermato), Silence Is Easy e tasselli del suo nuovo percorso solista come la toccante Start Again. Prima di concludere con We Could Try, spazio anche ad alcune cover, da White Flag di Dido al classico Stand By Me fino a I Still Havent Found What Im Looking For degli U2.
Luca Garrone