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Candelaresi: «AstiTeatro, in vista alcune novità»

L’assessore riflette sull’edizione appena conclusa: «Bilancio positivo, ma bisogna ragionare su durata del festival e numero di spettacoli»

L’edizione appena conclusa, la numero 45, è servita a “tastare il polso” di un festival di qualità, AstiTeatro, la cui longevità impone alcuni cambiamenti, soprattutto a causa della modifica delle abitudini nella società».
È una riflessione che riguarda in generale i festival teatrali estivi quella che propone l’assessore comunale alla Cultura Paride Candelaresi all’indomani della chiusura del festival AstiTeatro, terminato domenica.
«I dati relativi a biglietti e numero di spettatori non sono ancora disponibili – ha affermato – ma si possono anticipare alcune considerazioni utili per le prossime edizioni, dato che quello appena concluso è stato il mio primo festival da assessore. Il bilancio è sicuramente positivo, ma mi riprometto di riflettere con il direttore artistico Mario Nosengo su alcuni punti, partendo dalla “ricchezza del cartellone”. Mi riferisco al fatto che, essendo cambiate le abitudini e la percezione del tempo rispetto agli anni Ottanta, oramai le persone non hanno più modo di seguire tre o quattro spettacoli a sera, che coincidono con la proposta tipica di un festival. Quest’anno, infatti, abbiamo avuto spettacoli di qualità che si sono “cannibalizzati” tra loro, dato che i potenziali spettatori hanno dovuto sceglierne solo uno».

Le ipotesi

L’idea, quindi, potrebbe essere quella di modificare il cartellone dal punto di vista della durata e della quantità di spettacoli proposti.
«Quest’anno – continua – sono stati 36, un numero superiore rispetto all’anno scorso dato che abbiamo voluto dare spazio anche a compagnie e attori astigiani, che hanno partecipato con entusiasmo. Nulla vieta, alla luce di questa riflessione, che il cartellone possa durare anche 12 o 13 giorni, invece di 10, ma proponendo uno o al massimo due spettacoli per sera. Ad esempio, si potrebbe definire un nucleo principale e un cartellone off, in tarda serata, in modo che tutti gli eventi siano valorizzati e comunicati nel mondo corretto. Sarebbe poi compito del direttore artistico scegliere la collocazione corretta tra le due fasce, che continuerebbero a contemplare anche i protagonisti astigiani. Al contempo, dovremo ragionare anche sugli orari, dato che abbiamo notato che lo spettacolo delle 19, indipendentemente dal titolo proposto, è stato quello più debole».
L’assessore sottolinea quindi l’effetto positivo che hanno avuto sul pubblico gli spettacoli proposti da attori e registi locali. «Quest’anno – ha continuato – abbiamo deciso di attribuire al festival un’impronta più popolare, aggettivo che va inteso con un’accezione positiva, allontanandoci in parte dal filone della ricerca e della sperimentazione legate alla nuova drammaturgia che avevano caratterizzato gli anni passati. In tale contesto gli spettacoli astigiani hanno avuto la forza di portare a teatro prsone che non frequentano quasi mai questo luogo. Tra i primi dati emersi ed elaborati, infatti, quello in base a cui il 31,6% degli spettatori del festival non era mai stato ad AstiTeatro e che il 21,5% non seguiva uno spettacolo dal vivo da oltre sei mesi. Ciò significa che, grazie alla conoscenza diretta degli attori e alla fiducia nelle loro capacità, diversi cittadini sono stati invogliati ad acquistare il biglietto».
Entrando, infine, nel merito degli spettacoli, è emerso che «è stato molto apprezzato il “fil rouge” del festival, ovvero l’attenzione sull’universo femminile, e il fatto che alcuni spettacoli fossero incentrati su personaggi che possono essere definiti icone pop: Moana Pozzi, Lady Diana, Marylin Monroe. Infine, è piaciuto il coinvolgimento del pubblico nell’ambito dello spettacolo “Un loft per sei” (vedi articolo in basso), in cui il pubblico può indirizzare lo svolgimento della trama tramite lo smartphone. Un apprezzamento che rispecchia l’abitudine ormai consolidata dai social network e che potremmo sfruttare per coinvolgere gli astigiani (che rappresentato l’80% del pubblico di AstiTeatro) anche nella fase preparatoria del festival, domandando loro preferenze e suggerimenti».

Il commento di Nosengo

Da parte sua il direttore artistico Mario Nosengo si dice soddisfatto soprattutto di un risultato.
«L’impressione “a caldo” – ha spiegato ieri (lunedì) – è che la scommessa di rendere AstiTeatro un festival più sentito e radicato sul territorio sia stata vinta. E questo è stato possibile grazie alla bravura degli artisti e alla qualità degli spettacoli che, a parte alcune eccezioni, si sono dimostrati proprio ciò che mi aspettavo. In tale contesto attori e registi astigiani – forti di carriere importanti alle spalle, ma per troppi anni dimenticati dal festival – sono stati coinvolti nel cartellone, contribuendo, peraltro, al nostro obiettivo di avvicinare i cittadini al festival».

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