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Carlotta Gamba: «Un sogno lavorare con Pupi Avati»

L’attrice astigiana, 25 anni, che ha interpretato il ruolo di Beatrice Portinari nel film “Dante” uscito giovedì scorso nelle sale, parla di carriera e progetti

A soli 25 anni ha avuto la possibilità di lavorare con un gigante della regia come Pupi Avati.
Parliamo di Carlotta Gamba, attrice originaria di Asti, a Roma da alcuni anni, nel cast del film “Dante”, uscito giovedì scorso nelle sale. Una pellicola che narra la vita del Sommo Poeta da parte di Boccaccio e che vede in scena attori del calibro di Sergio Castellitto, Enrico Lo Verso e Alessandro Haber. Nello specifico Carlotta Gamba impersona Beatrice Portinari, identificata con la donna amata e cantata da Dante nella Divina Commedia.
L’abbiamo raggiunta telefonicamente per conoscerla meglio e domandare quali sono i suoi progetti futuri.
Fino a quale età ha abitato ad Asti?
Fino al liceo. Ho infatti assecondato la mia grande passione per l’arte iscrivendomi al Liceo Germana Erba – Teatro Nuovo di Torino, dove ho studiato canto, danza e recitazione. Per i primi tre anni sono stata pendolare, andando a scuola tutti i giorni in auto con mia mamma che lavorava nella stessa città, per poi seguirla quando si è trasferita appunto a Torino. E’ stato un periodo impegnativo, ma anche molto interessante e divertente. Sono stati gli anni in cui la passione per la recitazione, il canto e la danza che nutrivo fin da bambina stava diventando qualcosa di importante.
E dopo?
Ho scelto di trasferirmi a Roma per frequentare l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico. Non sono riuscita ad entrare subito, a 19 anni, ma l’anno successivo. Mi sono diplomata due anni fa, sono entrata in un’agenzia e ho cominciato a lavorare.

Le prime esperienze al cinema

Quali sono stati i suoi primi ruoli?
Mi sono diplomata con uno spettacolo teatrale e durante l’Accademia ho avuto modo di provare molto sul palco dei teatri della Capitale, cominciando a lavorare con il pubblico, che è l’aspetto più difficile, ma anche più bello, del mio lavoro. Ad esempio, ho recitato nell’Elettra di Hugo von Hofmannsthal al Teatro Vascello di Roma con Andrea Baracco.
Ho quindi iniziato a lavorare pensando al teatro. Poi è arrivato il cinema, altra mia passione che, tuttavia, rappresentava un’aspirazione talmente elevata che non credevo di raggiungerla.
Invece è successo, e devo dire che facendo cinema ho capito che mi piace molto, per cui spero di poter continuare a recitare per il grande schermo.
Il mio primo ruolo è stato nel film “America Latina”, in cui ho impersonato la figlia maggiore del protagonista, interpretato da Elio Germano, che in realtà vive nella sua immaginazione. E’ stata un’esperienza importantissima e molto formativa. Essendo il mio primo ruolo, peraltro a fianco di attori molto esperti, ero spaesata. Però, sia i colleghi sia i registi, i fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, mi hanno insegnato molto, soprattutto a gestire le mie paure.
Poi il secondo film, “Dante” appunto, in cui interpreta il ruolo di Beatrice Portinari. E’ passata da un thriller ad una pellicola di carattere storico…
E’ vero, ma preferisco sottolineare le affinità. Il mio ruolo in “America Latina” e quello di Beatrice in “Dante” in parte si parlano, in quanto si tratta di due giovani che vivono nell’immaginario di un’altra persona.
A livello lavorativo sono comunque state due esperienze molto diverse. Nella seconda, poi, ho conosciuto personalmente un grande regista a me noto solo per fama: è stato un regalo meraviglioso.
Cosa le è piaciuto di questo ruolo in particolare?
Il fatto che Pupi Avati abbia pensato alla figura di Beatrice Portinari come ad una giovane non idealizzata, reale, molto lontana dalla classica “femme fatal”, in un film in cui Dante è umanizzato, visto come un giovane che si innamora, con le sue gioie e i suoi dolori.
Al contempo, mi è piaciuto interpretare una donna che vive nei sogni di un’altra persona. Apprezzo, in sostanza, questa “doppia faccia” del ruolo tra realtà e immaginazione.

Al lavoro tra cinema e teatro

Ha recitato in altri film?
Sì, in altre due pellicole. Sto attendendo l’uscita dell’opera prima di Marescotti Ruspoli, giovane regista, che si intitola “Amusìa”, dal nome del disturbo che non consente di sentire la musica. Disturbo di cui soffre la protagonista, il personaggio che io interpreto.
L’altra è l’opera prima di Emilia Mazzacurati, che si intitola “Billy”, dove interpreto una ragazza che gestisce una paninoteca. Un film molto corale, che tocca tutte le emozioni.
Entrambe sono pellicole in post produzione che dovrebbero uscire prossimamente.
L’ultimo lavoro cui ho preso parte, invece, è un film di Walter Veltroni, di cui non si conosce la data di uscita, intitolato “Quando”. Una commedia, anche politica, tratta dal suo libro omonimo. In questo caso interpreto la fidanzata del protagonista quando era giovane negli anni Ottanta.
Ha modelli di riferimento nel teatro e nel cinema?
Per quanto riguarda il teatro Maria Paiato, un’attrice che mi ha estasiata quando l’ho vista in scena. Per quanto riguarda il cinema ho tante donne che mi ispirano, ad esempio Gena Rowlands.
Un regista di cinema con cui le piacerebbe lavorare?
Alice Rohrwacher, che ammiro molto e di cui ho apprezzato tutti i film. Spero di poterla incontrare. Anche perché, in queste mie prime esperienze, ho imparato che ciò che conta di più in questo lavoro è l’incontro, la conoscenza anche sul piano umano. Tanto che in futuro potrei incontrare registi che non conosco e lavorare con loro.
Ecco, parliamo di progetti futuri…
Mi sto concentrando sul teatro, in quanto ho una compagnia formata da me e altri due giovani colleghi – Adele Cammarata e Diego Parlanti – che si chiama “Banda laterale”. Stiamo scrivendo uno spettacolo teatrale che parla della difficoltà dei giovani di oggi di identificarsi in questo momento storico.

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