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«Chiedetemi se sono bello così o se vadoin palestra». C'è Fabio Volo, astigiani in visibilio
Cultura e Spettacoli

«Chiedetemi se sono bello così o se vado
in palestra». C'è Fabio Volo, astigiani in visibilio

«Chiedetemi tutto quello che volete. Chiedetemi se sono bello così o se vado in palestra. Se vado di corpo. Se perdo i capelli o me li strappo per sembrare uno di voi.» Il teatro scoppia in una

«Chiedetemi tutto quello che volete. Chiedetemi se sono bello così o se vado in palestra. Se vado di corpo. Se perdo i capelli o me li strappo per sembrare uno di voi.» Il teatro scoppia in una risata. «Sono qui per parlarvi del mio nuovo libro. Intanto è bellissimo…» Il pubblico è delirante, c’è già chi urla «Bravo Fabio!». Sabato sera, Palco 19 gremito: Fabio Volo indossa una t–shirt e una camicia sbottonata. In un certo senso sembra un jukebox: una risata, ed ecco pronta una battuta; un sorriso, pronta una barzelletta. Qualche citazione: «I libri che mi hanno cambiato la vita sono i miei: ci ho comprato la casa»; «Durante l’Ultima cena un cameriere chiede: “Siete a–posto–li?”». Dopo qualche parola, Volo comincia finalmente a parlare del suo libro. E attacca subito: «Non vi dirò che alla fine muoiono tutti. In realtà il titolo non era “La strada verso casa”, ma “Quella maledetta curva”».

Fabio Volo, per il suo nuovo romanzo, si è ispirato al “collega” – come lo chiama lui – Kierkegaard. I suoi due protagonisti rappresentano, rispettivamente, la vita etica e la vita estetica: il più grande è un borghese, benedeucato, preciso e rigoroso; il secondo è un nichilista, che non sa scegliere, e per questo sceglie soltanto la via della perdizione. Sono fratelli, e saranno costretti, per via di un segreto di famiglia, a ritrovarsi, e conoscersi di nuovo. Fabio Volo continua a non volersi definire uno scrittore, ma è giunto al settimo romanzo. Anzi, dice che tracciare una linea tra scrittori e non–scrittori è un principio fascista. E a chi si chiede se i suoi sono libri degni di essere nominati tali, dà del “morto dentro”. Non senza un certo orgoglio annuncia il suo debutto sulla collana dei Meridiani Mondadori, da gennaio. Fa notare: «Sui Meridiani pubblicano soltanto i morti, o almeno chi è sulla buona strada. Gli unici vivi sono stati Scalfari e Camilleri.»

Ovviamente è falso: ci sono la Munro, la Spaziani, Terzani, Magris, che godono di ottima salute. Ma Fabio Volo è anche un sofisticato dissacratore. Esclama: «Vi rendete conto che scrivono ancora libri sul ’68? Ma se ne può parlare ancora? A chi è nato dieci anni dopo non importa proprio nulla!». E aggiunge: «Gli intellettuali difendono i morti come se fossero una cosa sacra». Un futurista del terzo millennio. Presto Volo abbandona questi discorsi filosofici per parlare della sua fidanzata islandese e del bambino in arrivo. Si intenerisce immediatamente, e confessa: «Da adolescente sognavo una vita fantastica, come facciamo tutti. Ma oggi ne sto vivendo una decisamente migliore». Prima di congedarsi, l’ultima massima: «La creatività è il respiro della personalità». Appena lascia il microfono, è tutto un gridolino e un rumoreggiare di tacchi: le fans devono farsi firmare il décolleté.

Ornella Darova

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