Parla il tenore astigiano Enrico Iviglia
La chiusura dei teatri ha “colpito” anche il tenore astigiano Enrico Iviglia, bloccando i suoi numerosi impegni professionali in Italia e all’estero.
Gli abbiamo posto alcune domande per sapere come aveva ripreso l’attività dopo il lockdown e come ha trovato il settore culturale in questi mesi.
Quali sono stati i suoi impegni professionali nei mesi scorsi?
«A metà maggio, appena ho avuto la possibilità di uscire di casa, ho continuato il firma copie del mio libro “Ad alta voce – storia di un ragazzo diventato tenore” presso le librerie piemontesi. Dal 2 giugno ho proseguito in Liguria. Mi sono poi esibito in tre recital: il “Barbiere di Siviglia” con il Teatro Coccia di Novara e, a settembre, due produzioni alla Fenice di Venezia: “Roberto Devereux” e “La traviata”».
«A fine ottobre l’ultimo concerto a Domodossola, cantando le musiche di suor Isabella Leonarda per il IV centenario dalla sua nascita, organizzato dalla Cappella strumentale di Novara, l’unica in Italia dopo quella della Città del Vaticano».
Ora dove si trova?
«Sto trascorrendo alcuni giorni nell’Astigiano. Intanto, a fine ottobre, ho partecipato ad alcuni casting per famosi brand pubblicitari a Milano».
Come ha trovato il mondo dello spettacolo e della cultura dopo il lockdown?
«Ferito. Indebolito. Insicuro. Sia per la diminuzione degli spettacoli che per le numerose difficoltà, come quella, per gli artisti, di dover fare le prove (cantando) con la mascherina. Parallelamente una grande voglia di rinascita e ripresa per alleggerire il clima e dare sollievo».
E il pubblico?
«Il pubblico era decimato e al sicuro, distanziato e protetto, con la mascherina e in silenzio. Privato delle toilette (ad ogni passaggio avrebbero dovuto sanificarle), mentre all’interno dei teatri erano stati chiusi anche i servizi ristoro / bar per evitare assembramenti. Alcuni dati riportano che, da luglio fino alla nuova chiusura dei giorni scorsi, su 347.000 spettatori si è verificato un solo contagio».
Quando ha cominciato a notare, nei mesi scorsi, un miglioramento della situazione?
«In estate, con estrema difficoltà, gli Enti organizzatori hanno iniziato a programmare, specialmente quelli che avevano la possibilità di eseguire spettacoli all’aperto».
I programmi futuri
Cosa aveva in programma se non ci fosse stata la chiusura dei teatri?
«Numerose recite del “Barbiere di Siviglia” a Giessen, in Germania, Paese in cui avevo fissato anche una produzione dell’opera “L’isola di Alcina” di Giuseppe Gazzaniga dove era previsto, oltre agli spettacoli, l’incisione di un CD per la Sony. E poi numerosi concerti, tra cui “La traviata” alla Fenice. Infine, con molta gioia avrei partecipato ai Concerti di Natale della Cassa di Risparmio di Asti (che ringrazio molto perché, se ci fossero stati, avrebbero dato totale attenzione ai lavoratori dello spettacolo locali)».
In Germania e in altri Paesi in cui si esibisce i teatri sono chiusi attualmente?
«Sì. A marzo hanno chiuso dopo di noi. Ora, invece, lo hanno fatto prima».
Riprenderà le sue attività on line come hai fatto in occasione del lockdown?
«No. Mi dedicherò allo studio perché quando riprenderò voglio essere più forte di prima. Desidero stare vicino alla mia famiglia e dare attenzione alle persone che, in un periodo così difficile, si sono dimostrate attente al mio ambito professionale e alla mia persona».
Elisa Ferrando